C’è un filo invisibile che lega intere generazioni a certe pellicole. Non è solo nostalgia: è il ricordo di un pomeriggio davanti alla televisione, di una sala cinematografica che profumava di popcorn, di un nastro VHS consumato dai mille riavvolgimenti.
Per i ragazzi della generazione X, quel filo si chiama “La montagna stregata”, un gioiello di fantascienza familiare che ha segnato l’immaginario collettivo degli anni Settanta. Oggi, quel mondo fatto di poteri telecinetici, complotti e fratellanza torna accessibile su Disney Plus, pronto a risvegliare ricordi sopiti e conquistare nuovi spettatori.
Il film del 1975, “Escape to Witch Mountain”, racconta la storia di Tia e Tony Malone, due gemelli orfani interpretati da Kim Richards e Ike Eisenmann. I due fratelli possiedono straordinari poteri psichici ma non conoscono le proprie origini. La loro vita cambia quando l’avvocato Lucas Deranian, interpretato da Donald Pleasence, si presenta al loro orfanotrofio spacciandosi per loro zio, agendo per conto del suo capo Aristotle Bolt, un personaggio dal fascino sinistro incarnato da Ray Milland. I gemelli accettano inizialmente la menzogna, ma quando scoprono le vere intenzioni di Bolt, fuggono portando con sé soltanto Winkie, il gatto di Tia.
Durante la loro fuga, incontrano Jason O’Day, un vedovo amareggiato interpretato da Eddie Albert, che diventa il loro improbabile alleato. È attraverso questo incontro che i ragazzi iniziano a scoprire la verità sul proprio destino. La forza del film risiede proprio in questa combinazione di elementi: il mistero delle origini, la fuga dall’autorità corrotta, e il viaggio alla scoperta di sé stessi. Una formula narrativa che ha funzionato talmente bene da generare un vero e proprio fenomeno culturale.
Il successo del primo capitolo ha dato vita a “Return from Witch Mountain” del 1978, sequel in cui Tia e Tony si ritrovano ancora una volta invischiati nelle macchinazioni umane. Questa volta è Letha Wedge, interpretata dalla leggendaria Bette Davis, a tentare di sfruttare i loro poteri per i propri scopi. La presenza di un’attrice del calibro della Davis testimonia quanto la Disney credesse nel potenziale della saga, investendo non solo in effetti speciali per l’epoca avveniristici, ma anche in interpreti di peso.
La saga non si è fermata ai due film originali. Nel 1982 è arrivato “Beyond Witch Mountain”, seguito televisivo che ha tentato di mantenere viva la fiamma, seguito nel 1995 da un remake sempre destinato al piccolo schermo. Ma il vero tentativo di riportare in vita il franchise è arrivato nel 2009, quando Disney ha puntato su una carta inaspettata: Dwayne “The Rock” Johnson.
“Race to Witch Mountain” rappresenta il reboot cinematografico della saga, con The Rock nei panni di Jack Bruno, un tassista che si ritrova coinvolto in un’avventura galattica quando due gemelli alieni, Seth e Sara, interpretati da Alexander Ludwig e AnnaSophia Robb, salgono sul suo taxi. Anche in questa versione i gemelli possiedono poteri telecinetici e comunicano attraverso un legame mentale, rimanendo fedeli allo spirito originale.
Dal punto di vista commerciale, il film ha dimostrato che il brand manteneva un certo appeal, incassando oltre 100 milioni di dollari in tutto il mondo. Tuttavia, la critica non è stata altrettanto generosa: su Rotten Tomatoes il film detiene un modesto 41% di approvazione dalla critica e un 44% dal pubblico. Alcuni lo annoverano persino tra i peggiori reboot disponibili su Disney Plus. La magia originale, evidentemente, non si replica con facilità.
Il tentativo più recente di rivitalizzare il franchise risale al 2024, quando Disney Plus ha rifiutato una serie televisiva che avrebbe dovuto avere come protagonista Bryce Dallas Howard. Una decisione che lascia il futuro della saga nell’incertezza, ma che non cancella decenni di fascino inalterato.
Cosa rende “La montagna stregata” così speciale da continuare a vivere nell’immaginario collettivo? Forse è la combinazione perfetta di elementi fantascientifici accessibili e temi universali. I gemelli Malone non sono supereroi invincibili ma ragazzi vulnerabili alla ricerca della propria identità, una metafora potente dell’adolescenza stessa. Il loro viaggio è fisico quanto emotivo, un’odissea che risuona con chiunque si sia mai sentito diverso o fuori posto.
La fantascienza degli anni Settanta aveva un sapore diverso da quella contemporanea. Meno ossessionata dagli effetti speciali e più concentrata sulla meraviglia dell’impossibile. “Escape to Witch Mountain” appartiene a quella tradizione cinematografica in cui il senso di stupore nasceva dalla semplicità narrativa e dalla sincerità emotiva. Vedere Kim Richards muovere oggetti con la mente o comunicare telepaticamente con il fratello aveva qualcosa di profondamente magico, non perché fosse tecnicamente perfetto, ma perché era raccontato con genuina convinzione.
Ora che entrambi i film originali sono disponibili su Disney Plus, insieme al discusso reboot del 2009, le famiglie hanno l’opportunità di scoprire o riscoprire questa saga. Per chi è cresciuto con Tia e Tony, è un ritorno a casa. Per le nuove generazioni, è una finestra su un’epoca in cui la fantascienza non aveva bisogno di essere cupa o complessa per essere affascinante.
La domanda rimane: vedremo mai un nuovo capitolo degno dell’eredità originale? Il rifiuto della serie con Bryce Dallas Howard suggerisce che Disney non ha ancora trovato la formula giusta. Ma forse è proprio questo il punto: alcune storie appartengono al loro tempo, e il loro valore non sta nella capacità di essere reinventate, ma nella loro capacità di continuare a emozionare esattamente come sono. La montagna stregata rimane lì, immutabile, pronta ad accogliere chiunque voglia intraprendere ancora una volta quel viaggio straordinario.