Giorgio Forattini, nato a Roma nel 1931, è stato uno dei più influenti e prolifici vignettisti italiani del Novecento. La sua carriera ebbe inizio negli anni Settanta, quando vinse un concorso indetto dal quotidiano Paese Sera e fu assunto come disegnatore e grafico.

La sua prima vignetta pubblicata in prima pagina, nel 1974, illustrava la vittoria del “No” al referendum sul divorzio, segnando l’inizio di una rivoluzione nel giornalismo italiano: da quel momento, la satira politica entrò stabilmente nelle prime pagine dei quotidiani. Forattini collaborò con testate prestigiose come La Repubblica, Panorama, L’Espresso, La Stampa, Il Giornale e Quotidiano Nazionale, diventando il “re della satira” grazie alla sua capacità di rappresentare con ironia pungente vizi e virtù della classe dirigente italiana.

Con la sua matita ha trasformato politici in caricature memorabili: Craxi con gli stivali di Mussolini, D’Alema come Hitler comunista, Occhetto come Charlie Brown, Prodi come prete comunista, Bossi come Pluto, Veltroni come bruco, e molti altri. Le sue vignette, spesso raccolte in volumi editi da Mondadori, hanno raccontato mezzo secolo di storia italiana con uno stile inconfondibile, capace di suscitare riflessione e polemica.

Nonostante la sua enorme influenza nel mondo della comunicazione visiva, non emergono contributi diretti di Forattini al cinema italiano: la sua arte si è sempre espressa attraverso la carta stampata, le illustrazioni e la satira grafica, senza incursioni nel mondo cinematografico. La sua morte segna comunque la fine di un’epoca in cui la matita poteva essere più tagliente di un editoriale, e lascia un vuoto nella cultura italiana che difficilmente potrà essere colmato.

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