Nel mondo del cinema, i numeri raccontano storie complesse. E la storia di Tron: Ares è quella di un traguardo raggiunto che sa di vittoria di Pirro.

Il terzo capitolo della saga fantascientifica targata Disney ha superato la soglia dei 125 milioni di dollari di incasso globale, posizionandosi come il ventisettesimo film del 2025 a raggiungere questo risultato. Un dato che, isolato dal contesto, potrebbe sembrare incoraggiante. Ma quando si solleva il velo dei numeri, emerge una realtà ben diversa.

Diretto da Joachim Rønning e interpretato da un cast che vede Jeff Bridges tornare nell’universo digitale che lo ha reso iconico, affiancato da Jared Leto, Evan Peters, Greta Lee e Jodie Turner-Smith, Tron: Ares racconta l’emersione di un’intelligenza artificiale nel mondo reale. Un concept affascinante che però non è riuscito a tradursi in un successo commerciale proporzionato alle aspettative. Il film ha raccolto 65,1 milioni di dollari dal mercato domestico americano e altri 60,3 milioni dai mercati internazionali, per un totale di 125,4 milioni secondo i dati di Box Office Mojo.

Questo risultato ha permesso a Tron: Ares di superare altri titoli del 2025 come I Puffi con 120,8 milioni, Karate Kid: Legends con 117 milioni, The Accountant 2 con 103,2 milioni, e persino The Naked Gun con 102,1 milioni. Ma è davvero una vittoria? La risposta breve è no. La risposta lunga richiede di guardare al budget di produzione: 180 milioni di dollari, la cifra più alta mai investita in un film della franchise Tron, inflazione esclusa.

Nel business cinematografico, esiste una regola non scritta ma ferrea: un film deve incassare almeno due volte e mezza il suo budget per considerarsi in pareggio, tenendo conto dei costi di marketing, distribuzione e della quota che i cinema trattengono dagli incassi. Per Tron: Ares, questo significa che il punto di pareggio effettivo si aggira intorno ai 450 milioni di dollari. Con l’attuale traiettoria, il film sembra destinato a fermarsi ben al di sotto dei 180 milioni del budget grezzo, figuriamoci del break-even reale.

Per mettere in prospettiva questi numeri, consideriamo un paradosso matematico: affinché Tron: Ares potesse già considerarsi in attivo con gli attuali 125 milioni incassati, avrebbe dovuto costare 50 milioni di dollari o meno. Una cifra irraggiungibile per un kolossal fantascientifico ricco di effetti visali, che corrisponde più al budget di biopic in live-action come The Smashing Machine o Springsteen: Deliver Me from Nowhere. In altre parole, non esisteva modo per questo film di esistere nella sua forma attuale e risultare redditizio con questi incassi.

Il confronto con il predecessore del 2010, Tron: Legacy, rende la situazione ancora più eloquente. Quel capitolo costò 170 milioni di dollari, equivalenti a 251,9 milioni aggiustati per l’inflazione, quindi tecnicamente Tron: Ares rappresentava un investimento meno rischioso. Ma Legacy incassò oltre 400 milioni di dollari al botteghino mondiale, un risultato che giustificò ampiamente l’investimento e che permise a Disney di greenlight questo nuovo capitolo. La performance attuale del nuovo film è, in confronto, deludente.

Certo, esistono altre fonti di revenue: video on demand, televisione, supporti fisici e piattaforme streaming potrebbero ammorbidire il colpo finanziario. Ma il flop teatrale mette il franchise in una posizione di svantaggio enorme. E questo getta un’ombra pesante sulle possibilità di vedere realizzato quel sequel che il finale di Tron: Ares sembrava promettere, lasciando aperte diverse porte narrative.

La domanda che aleggia ora negli uffici Disney non è se il film sia piaciuto o meno alla critica e al pubblico, ma se la casa del topo sia disposta a investire nuovamente in un universo che, per quanto visivamente spettacolare e concettualmente affascinante, fatica a trovare una massa critica di spettatori disposti a riempire le sale. In un’epoca in cui ogni investimento viene scrutinato con crescente rigore, Tron: Ares rappresenta un caso di studio su come anche un traguardo numerico possa nascondere una realtà commerciale problematica.

Il ventisettesimo posto nella classifica mondiale dei film del 2025 che hanno superato i 125 milioni è un record. Ma è un record che sa di occasione mancata, di potenziale inespresso, di un mondo digitale luminescente che non è riuscito a illuminare abbastanza i botteghini. E mentre i fan sperano in un futuro per la saga, i numeri raccontano una storia molto più incerta.

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