Quando si parla di Studio Ghibli, la mente corre immediatamente a La città incantata, Principessa Mononoke o Il mio vicino Totoro. Capolavori indiscussi che hanno definito non solo l’identità dello studio fondato nel 1985, ma l’intero panorama dell’animazione giapponese.

Eppure, nascosto tra le pieghe del catalogo Ghibli, esiste un’opera che sfida ogni convenzione narrativa del cinema d’animazione: Iblard Jikan.

Diretto da Naohisa Inoue e distribuito nel 2007, questo cortometraggio di 30 minuti rappresenta un’anomalia affascinante nella filmografia dello studio. Non ci sono personaggi con un nome. Non esistono dialoghi. Non c’è nemmeno una trama nel senso tradizionale del termine. Iblard Jikan è essenzialmente una galleria d’arte in movimento, un viaggio contemplativo attraverso otto segmenti composti da dipinti impressionistici dettagliatissimi, accompagnati dalla composizione musicale ambient di Kiyonori Matsuo.

Dove Hayao Miyazaki e Isao Takahata hanno costruito la loro leggenda attraverso storie cariche di emozioni, movimenti fluidi e trame stratificate, Inoue sceglie la stillness come linguaggio espressivo. Il risultato è un’esperienza meditativa che invita lo spettatore a rallentare, a osservare, a perdersi nei dettagli di paesaggi fantastici che sembrano sospesi tra sogno e realtà.

Ma chi è Naohisa Inoue e da dove nasce il mondo di Iblard? L’artista aveva concepito questo universo fantastico anni prima di realizzare il cortometraggio. Le sue opere pittoriche avevano già lasciato un’impronta indelebile su uno dei film più amati dello Studio Ghibli: Si alza il vento del cuore, diretto da Yoshifumi Kondō nel 1995. Le città surreali e i paesaggi fluttuanti immaginati da Inoue avevano contribuito a creare quella sensazione di meraviglia onirica che permea il film, diventando parte integrante dell’immaginario visivo Ghibli.

Iblard Jikan rappresenta dunque il compimento di una visione artistica personale, l’occasione per Inoue di mostrare il suo mondo senza mediazioni narrative. Ogni segmento del cortometraggio offre uno sguardo sulla vita quotidiana degli abitanti invisibili di Iblard: città costruite su nuvole, giardini impossibili che sfidano la gravità, architetture che fondono stili orientali e occidentali in una sintesi visionaria.

La natura sperimentale dell’opera la rende un unicum non solo all’interno del catalogo Ghibli, ma nell’intero panorama dell’animazione giapponese. In un’industria spesso ossessionata dalla narrazione veloce e dall’azione, Iblard Jikan osa chiedere allo spettatore di fermarsi, di respirare, di contemplare. È cinema come esperienza estetica pura, dove la bellezza visiva e la composizione sonora creano uno spazio di riflessione interiore.

Oggi il cortometraggio è disponibile sull’Internet Archive, accessibile a chiunque voglia immergersi in questa dimensione parallela. La sua rarità non deriva dall’inaccessibilità fisica, ma dalla sua natura anticonvenzionale: in un mondo saturo di contenuti che competono per l’attenzione immediata, Iblard Jikan chiede tempo, pazienza, disposizione all’ascolto silenzioso.

Per gli appassionati di anime che apprezzano la capacità dello Studio Ghibli di creare opere lente e riflessive, questo cortometraggio rappresenta l’espressione più radicale di quella poetica. Non c’è la foresta magica di Totoro, non ci sono gli spiriti inquietanti di Principessa Mononoke, non c’è il viaggio iniziatico di Chihiro. C’è solo l’invito a entrare in un mondo dove l’arte stessa diventa narrazione, dove ogni pennellata racconta più di mille parole.

Iblard Jikan è la dimostrazione che lo Studio Ghibli non è solo maestria tecnica o capacità di raccontare storie universali. È anche laboratorio di sperimentazione artistica, spazio dove il confine tra cinema e pittura si dissolve, dove la contemplazione diventa forma narrativa. Un capolavoro nascosto che merita di essere riscoperto, un’esperienza che non può essere replicata da nessun altro film dello studio.

In un’epoca in cui tutto corre veloce e l’attenzione è merce sempre più rara, questi 30 minuti di pura bellezza visiva rappresentano un atto di resistenza culturale. Un invito a riscoprire il piacere della lentezza, il valore del silenzio, la potenza dell’immagine pura. Iblard Jikan non è il miglior film dello Studio Ghibli secondo i parametri tradizionali. È qualcosa di diverso: è il film Ghibli che non sapevate di aver bisogno di vedere.

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