C’è un momento in cui le parole di un artista smettono di essere semplici dichiarazioni e diventano manifesti di un’epoca.
È quello che è accaduto nella mattinata del 27 ottobre 2025, durante la terza giornata de “Il Festival dello Spettacolo”, quando Fiorello ha trasformato un’intervista in uno show di oltre un’ora che ha tenuto il pubblico incollato alle sedie. Tre Telegatti – uno giallo, uno blu, uno fucsia – e una conversazione che ha toccato i nervi scoperti della televisione italiana contemporanea.
Di fronte ad Aldo Vitali, direttore di Sorrisi E canzoni, lo showman ha risposto alle domande che il pubblico si pone da tempo. La prima, quella che brucia più di tutte: perché non torni in prima serata? La risposta di Fiorello è stata un’analisi lucida e spietata del panorama televisivo attuale.
“Pensa fare oggi il varietà di 3 ore. A che ora lo inizio? Alle 23? Finirebbe alle 6 del mattino! Non si può”. Nessuna nostalgia sterile, ma la constatazione di un fatto: i tempi sono cambiati.
Lo showman ha ripercorso un’epoca in cui il giornalista del Tg1 dava la linea alla trasmissione successiva alle 20.30, quando i varietà potevano dispiegarsi in tutta la loro maestosità senza dover competere con i ritmi frenetici dell’intrattenimento moderno.
“Non è una critica, ogni cosa è figlia del suo tempo”
ha precisato, dimostrando quella maturità artistica che lo distingue. Se milioni di persone scelgono “Affari Tuoi” o “La Ruota della Fortuna” e sono soddisfatte, significa che il pubblico ha trovato il suo equilibrio. Altrimenti, cambierebbe canale.
Ma è stata la domanda su Sanremo a generare il momento più intenso dell’incontro. Quando Vitali ha chiesto direttamente “È vero che vai a Sanremo?”, la risposta dello showman ha avuto il peso di una dichiarazione d’intenti.
“Dopo 5 Festival non lo farei. Per rispetto verso Amadeus, non lo potrei fare”.
Una frase che racchiude un’etica professionale rara nel mondo dello spettacolo, dove spesso la fedeltà cede il passo all’opportunità.
Fiorello ha proseguito spiegando il suo ragionamento con una sincerità disarmante: Carlo Conti è una persona straordinaria, e lui stesso lo sa. Ma proprio per questo, proprio perché il rispetto reciproco è autentico, non sarebbe giusto. Non sarebbe giusto per Amadeus, con cui ha condiviso cinque edizioni memorabili del Festival. Non sarebbe giusto per Conti, che merita di costruire il suo Sanremo senza ombre ingombranti. E non sarebbe giusto nemmeno per il pubblico, che ha diritto a vedere qualcosa di nuovo, non sempre gli stessi volti negli stessi luoghi.
L’incontro si è arricchito della presenza di Fabrizio Biggio, partner radiofonico di Fiorello in “La Pennicanza” su Radio2, il programma che ha segnato il ritorno dello showman alla radiofonia con la formula che gli riesce meglio: l’improvvisazione controllata, il dialogo naturale, la libertà creativa che solo la radio può garantire. Un format che nasce proprio da quella consapevolezza espressa sul palco del Festival dello Spettacolo: oggi l’intrattenimento si è frammentato, ha trovato nuovi spazi e nuovi tempi.
I tre Telegatti consegnati a Fiorello non sono stati solo un riconoscimento formale, ma la celebrazione di un artista che ha saputo reinventarsi senza tradirsi. Uno showman che ha portato il varietà nelle mattine di Rai2 con “Viva Rai2!”, che ha conquistato il pomeriggio radiofonico con tormentoni e personaggi in continua evoluzione, che ha capito prima di altri che la televisione non è più quella dei suoi maestri, ma che lo spettacolo, quello vero, non muore mai: si trasforma.
Al termine di quell’ora di chiacchierata-show, il pubblico del Festival dello Spettacolo si è alzato in piedi. Non solo per applaudire un professionista che ha intrattenuto con la leggerezza di chi fa sembrare tutto facile, ma per ringraziare un artista che ha avuto il coraggio di dire no quando sarebbe stato più semplice dire sì. E in un’industria dove il no è la parola più difficile da pronunciare, questo fa di Fiorello non solo un grande showman, ma anche un esempio di integrità artistica sempre più rara.