Rotolate, rotolate. Venite a farvi terrorizzare ancora una volta dal pagliaccio cinerea.
Dopo il dittico cinematografico che ha ridefinito l’horror moderno, Andy Muschietti torna nella cittadina maledetta del Maine con una missione precisa: raccontare le origini della creatura che ha abitato gli incubi di milioni di lettori e spettatori. IT: Welcome To Derry, disponibile su Sky e NOW, non è un semplice spin-off nostalgico, ma un viaggio a ritroso nel tempo che scava nelle radici primordiali del male.
La serie si sviluppa principalmente nel 1962, con occasionali salti temporali ancora più indietro, costruendo un puzzle narrativo che esplora cosa accadeva a Derry prima che i Perdenti del Club affrontassero Pennywise. La storia prende il via con la scomparsa di un bambino. Noi sappiamo cosa lo ha preso, ma i suoi compagni di classe no. Guidati da Lilly, una ragazza interpretata da Clara Stack che ha recentemente trascorso del tempo nell’asilo psichiatrico della città, un gruppo di ragazzi emarginati cerca di capire dove sia finito il loro compagno e perché sono tormentati da visioni orribili.
Parallelamente alla ricerca dei bambini, assistiamo all’arrivo in città del maggiore Leroy Hanlon, interpretato da Jovan Adepo, un giovane soldato nero che giunge nella cittadina prevalentemente bianca con la sua famiglia per partecipare a una misteriosa missione militare. Questa doppia narrazione crea una struttura in cui convivono due anime distinte: da una parte l’avventura spettrale dei ragazzi, dall’altra il confronto degli adulti con i terrori del mondo reale, fatti di bigottismo e minaccia nucleare, intrecciati con il male soprannaturale che permea ogni angolo di Derry.
Come nei film diretti dallo stesso Muschietti, è la componente infantile a risultare più avvincente. I giovani attori offrono interpretazioni straordinarie, dando vita a un gruppo di disadattati con cui è impossibile non empatizzare. Tutti loro sono emarginati, ciascuno a modo proprio, e i loro goffi tentativi di costruire amicizie risultano toccanti e punteggiati da momenti di autentica leggerezza comica. Le loro immaginazioni fertili diventano il terreno perfetto per il mostro di IT, che si nutre delle paure più profonde di ogni persona, generando le sequenze horror più riuscite della serie.
Fin dal primo episodio, le scene di terrore raggiungono vette di follia visiva godibilissima. Si parte con un viaggio in auto letteralmente infernale e si culmina in un’esplosione di distruzione sanguinaria e delirante che stabilisce immediatamente una regola fondamentale: nessuno è al sicuro, indipendentemente da quanto possa sembrare adorabile. È un’escalation di violenza che ricorda l’approccio senza compromessi del romanzo originale di Stephen King del 1986.
Chi attende il ritorno di Bill Skarsgård nei panni di Pennywise dovrà armarsi di pazienza. Nei cinque episodi visionati dalla critica su otto totali, il pagliaccio assassino appare in modo estremamente sporadico. Una scelta registica deliberata che amplifica il senso di minaccia latente: Pennywise diventa un’ombra persistente, una presenza più che una figura fisica. Nel frattempo, c’è abbondanza di materiale inquietante che indurrà incubi ben prima del suo arrivo in scena.
Le trame degli adulti procedono con un ritmo più lento, compiendo uno sforzo nobile ma non del tutto sviluppato di conferire peso alla narrazione attraverso storyline legate ai diritti civili. È in questi segmenti che alcune parti della trama possono sembrare bizzarre, sebbene restino coerenti con lo spirito del romanzo di King. D’altronde, come si può evitare completamente l’assurdità in una storia che parla di un pagliaccio assassino proveniente dallo spazio?
Prodotto da Andy e Barbara Muschietti insieme al co-showrunner Jason Fuchs, IT: Welcome To Derry mantiene la stessa atmosfera dei film precedenti, risultando una degna nuova aggiunta alla saga di IT. È un mix di terrore da incubo, immaginazione oscura e occasionale goffaggine, esattamente come l’opera originale che l’ha ispirata. La serie dimostra che i clown continuano a essere profondamente inquietanti, che siano su grande o piccolo schermo.
Il ritorno a questo imperfetto mondo horror risulta convincente, confermando che Derry ha ancora molti segreti da svelare e che le radici del male di Pennywise affondano più in profondità di quanto i Perdenti potessero immaginare. Welcome To Derry non è soltanto un tuffo nostalgico, ma un’espansione necessaria di un universo narrativo che continua a terrorizzare e affascinare in egual misura.