Ci sono film che non smettono mai di parlare, decenni dopo la loro uscita.
Full Metal Jacket è uno di questi: un capolavoro bellico del 1987 che ha inciso la sua firma indelebile nella storia del cinema, con quella doppia anima spietata che passa dalle umiliazioni della caserma Parris Island agli inferni urbani di Hue. Ora, a quasi quarant’anni di distanza, quel set avvolto nel mito e nel mistero sta per riaprire le sue porte attraverso un documentario che promette di essere definitivo.
La notizia arriva da Deadline in esclusiva: è in fase di completamento A Modern Art Masterpiece: The Untold Story of Full Metal Jacket, un lungometraggio documentario scritto e diretto da Stephen Rigg e prodotto da Matthew Modine, l’indimenticabile soldato Joker del film originale. Le riprese sono terminate e il materiale raccolto è straordinario: trenta interviste appositamente realizzate con i collaboratori di Stanley Kubrick, registrazioni audio inedite delle prove del 1986 ai Pinewood Studios e, sorpresa delle sorprese, interviste mai viste prima con Kubrick stesso.
Matthew Modine non è nuovo a questo tipo di operazione memoriale. L’attore aveva già documentato l’esperienza sul set attraverso un libro fotografico, catturando momenti dietro le quinte di una produzione leggendaria quanto estenuante. Quelle immagini, alcune delle quali sono state diffuse proprio in occasione dell’annuncio del documentario, mostrano frammenti di un universo creativo dove il perfezionismo maniacale di Kubrick si scontrava quotidianamente con la resistenza fisica ed emotiva del cast.
Il documentario riunisce i protagonisti principali di quella storia cinematografica: oltre a Modine, ci sono Vincent D’Onofrio, al suo folgorante esordio nel ruolo devastante del soldato Palla di lardo, e Arliss Howard, che interpretava Cowboy. Le loro testimonianze, intrecciate con le parole stesse di Kubrick recuperate da archivi fino ad oggi inaccessibili, ricostruiscono non solo la genesi del film ma l’atmosfera vissuta sul set, quella tensione creativa che trasformava ogni giornata di riprese in una sfida.
Stephen Rigg, regista e autore del documentario, ha le idee chiare sulla portata di questo lavoro: “La realizzazione di Full Metal Jacket è stata avvolta nel mito e nel mistero. Attraverso le voci di quelli che c’erano, guidati dalle parole stesse di Kubrick, il nostro film finalmente racconta tutta la storia. Non si tratta di una semplice retrospettiva, ma di un viaggio immersivo indietro nel tempo fino agli anni Ottanta, che ricrea l’atmosfera e l’intensità della vita sul set”.
Il progetto è prodotto da Rigg e Hank Starrs insieme alla Cinco Dedos Peliculas di Modine, con Adam Rackoff e SuperCloud Studios. La macchina produttiva ha lavorato per anni a questo materiale, consapevole di maneggiare qualcosa di prezioso: la testimonianza diretta di un processo creativo irripetibile, quello di uno dei più grandi autori della storia del cinema al lavoro su uno dei suoi ultimi capolavori.
Full Metal Jacket rappresenta infatti uno degli ultimi grandi affreschi di Stanley Kubrick, un regista che ha sempre mantenuto un controllo ossessivo su ogni aspetto delle sue produzioni. Il film, tratto dal romanzo The Short-Timers di Gustav Hasford, è diventato nel tempo uno dei film bellici più duraturi del Ventesimo secolo, capace di parlare della guerra e della disumanizzazione attraverso un linguaggio visivo potentissimo e una struttura narrativa spezzata in due atti complementari.
Le registrazioni audio delle prove del 1986 rappresentano un tesoro per chiunque sia interessato al mestiere del cinema. Ascoltare Kubrick dirigere gli attori, modellare le loro performance, scolpire battuta dopo battuta il tono giusto: è come entrare in un laboratorio alchemico dove la materia grezza dell’interpretazione viene trasformata in oro cinematografico. Quelle sessioni ai Pinewood Studios furono decisive per costruire l’autenticità brutale che caratterizza ogni scena del film.
Il documentario promette di offrire una prospettiva inedita sul processo creativo di Kubrick e sulle persone eccezionali che lo aiutarono a dare vita alla sua visione. Non solo gli attori principali, ma l’intera squadra tecnica e artistica che lavorò fianco a fianco con un regista noto per pretendere take infiniti, per rifare scene decine di volte finché ogni elemento non fosse perfetto secondo la sua sensibilità quasi sovrumana.
A Modern Art Masterpiece: The Untold Story of Full Metal Jacket si prepara dunque a essere molto più di un semplice omaggio nostalgico. È un documento storico che colma vuoti narrativi, che illumina zone d’ombra, che restituisce corpo e voce a un’esperienza cinematografica che ha segnato tutti coloro che vi hanno partecipato. Per gli appassionati di Kubrick, per gli studiosi del cinema bellico, per chiunque voglia capire cosa significhi davvero fare un film d’autore, questo documentario rappresenta un appuntamento imperdibile con la storia del cinema.