Presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma e dal 30 ottobre al cinema con Eagle Pictures, il reboot firmato Macon Blair rispolvera l’anima punk e satirica del cult anni ’80 della Troma, con un sorprendente Peter Dinklage nei panni del mostro più umano del cinema.

Non è un cinecomic come gli altri, The Toxic Avenger. È un atto d’amore – e di ribellione – nei confronti del cinema di serie B, quello viscerale, politicamente scorretto e capace di parlare per immagini sporche e cuori deformi.

Presentato alla 20ª edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, e in uscita nelle sale italiane dal 30 ottobre per Eagle Pictures, il film diretto da Macon Blair riporta in vita il personaggio nato nel 1984 dall’immaginario di Lloyd Kaufman, fondatore della Troma.

Prima di approdare nelle mani di Peter Dinklage, il ruolo era stato pensato per Arnold Schwarzenegger: una curiosità che la dice lunga sul tono irriverente e sopra le righe del progetto.

In realtà, però, la forza del film sta proprio nella sua scelta opposta: mettere un attore di enorme carisma e vulnerabilità al centro di un racconto grottesco e malinconico.

Siamo a Saint Roma, cittadina immaginaria e inquinata come un inferno post-industriale. Winston Gooze (Peter Dinklage) è un uomo comune, inserviente nella potente azienda farmaceutica BHT, che vive cercando di prendersi cura del figliastro Wade (Jacob Tremblay), un ragazzo sensibile e tormentato dagli attacchi di panico dopo la perdita della madre.

Quando a Winston viene diagnosticata una malattia grave e il suo capo (interpretato da un Kevin Bacon cinico e luciferino) gli nega un prestito, la sua vita precipita letteralmente: cade in una vasca di scarti tossici e ne riemerge irriconoscibile, coperto di piaghe, mostruoso, ma dotato di forza sovrumana.

Nasce così Toxie, un antieroe mutante che si muove in un mondo decomposto da avidità, corruzione e indifferenza. La sua vendetta – sanguinaria ma ironica – diventa la parabola di chi, perdendo tutto, trova finalmente la voce per ribellarsi.

Accanto a Dinklage e Tremblay, spiccano Kevin Bacon nel ruolo del villain aziendale, Elijah Wood in un’interpretazione disturbante e iconica, e Sarah Niles (dalla serie Ted Lasso), che porta una nota di realismo e rigore morale in un film volutamente eccessivo.

Macon Blair, già attore e sceneggiatore vicino a Jeremy Saulnier (Blue Ruin, Green Room), si dimostra abile nel gestire il caos: mescola lo spirito anarchico della Troma a una messa in scena sorprendentemente curata, capace di alternare momenti di puro splatter e sincera empatia.

L’uso di effetti pratici, prostetici e un’estetica volutamente “sporca” restituiscono al film un’anima tangibile e punk, senza sacrificare la qualità visiva.

The Toxic Avenger non è un film per tutti. È un esperimento borderline, che gioca con il disgusto per parlare di umanità, e con la risata per parlare di dolore.

Il tono oscilla tra il comico e il tragico, il cinecomic e il dramma sociale. Dinklage riesce a dare credibilità a un personaggio impossibile: la sua interpretazione è tutta nei dettagli — nello sguardo spaesato, nella voce narrante che accompagna la trasformazione, nella malinconia di un uomo che voleva solo essere visto.

L’umorismo nero e la violenza grottesca non sono fini a se stessi: diventano linguaggio politico, denuncia di un mondo che produce mostri prima ancora che eroi.

Se il finale risulta un po’ affrettato e la struttura narrativa tende a disperdersi tra parodia e allegoria, resta comunque un film con un’anima coerente, sincera e coraggiosa.

Blair non si limita a rifare un cult: ne aggiorna lo spirito, trasformando il fango in specchio della nostra epoca tossica.

In un panorama saturo di cinecomic patinati, The Toxic Avenger è una boccata d’aria radioattiva.

È un film che abbraccia il kitsch, ma parla di giustizia. Che sprofonda nella melma per cercare la verità. Che non ha paura di sporcarsi le mani — e forse proprio per questo, convince.

Con la voce di Dinklage come guida, la follia di Kevin Bacon, e la regia anarchica di Macon Blair, The Toxic Avenger si impone come un piccolo miracolo di cinema sporco e necessario, un richiamo al potere del diverso e alla libertà assoluta del cinema indipendente.

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