C’è un momento, ogni anno, in cui Milano abbandona le sue certezze e attraversa una soglia invisibile.
Dal 6 al 12 novembre 2025, la città ospita la settima edizione di Oltre lo Specchio Film Festival, un appuntamento che trasforma l’Università RUFA – Rome University of Fine Arts in un portale verso dimensioni alternative del cinema. Non si tratta semplicemente di proiettare film horror, thriller, fantascienza e fantastico. È un’immersione controllata nell’immaginario collettivo, dove la linea tra realtà e visione si fa porosa, quasi trasparente.
Il festival, organizzato da Cineforum Robert Bresson con il contributo del MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Lombardia e Fondazione Fiera Milano, ha costruito negli anni una reputazione solida. Patrocinato da Fondazione Cariplo, l’evento non è un semplice contenitore di pellicole di genere, ma un laboratorio critico che indaga le nuove forme del fantastico, unendo intrattenimento puro, riflessione culturale e sperimentazione linguistica. Perché il cinema di genere, quando è fatto bene, non è mai solo evasione: è uno specchio deformante che rivela verità scomode sulla condizione umana.
La selezione internazionale in concorso racconta proprio questa ambizione. A Grand Mockery di Adam C. Briggs e Sam Dixon, The Occupant di Hugo Keijzer, The Well di Hubert Davis e The Dutchman di Andre Gaines rappresentano quattro modi diversi di esplorare l’inquietudine contemporanea attraverso codici visivi e narrativi che sfuggono al realismo tradizionale. Ogni titolo propone una chiave interpretativa dell’invisibile, quel territorio psicologico e metafisico che il cinema mainstream spesso evita con cura.
Ma il cuore pulsante del festival batte nella sezione Newcomers, vetrina dedicata alle opere prime e seconde di registi emergenti. Qui troviamo Portal to Hell di Woody Bess e Lilly Lives Alone di Martin Melnick, lavori che dimostrano come la nuova generazione di filmmaker abbia assimilato le lezioni dei maestri del passato senza rinunciare a una voce personale. Il cinema di genere è sempre stato un terreno fertile per i talenti agli esordi: budget contenuti, libertà creativa amplificata, possibilità di sperimentare con la forma senza il peso delle aspettative commerciali.
La sezione Fuori Concorso completa il quadro, spingendosi oltre i confini già elastici del genere. What Happened to Dorothy Bell? di Danny Villaneuva Jr., Dirty Boy di Doug Rao e The Bride di Lee Thongkham sono tre esempi di come thriller e horror possano diventare strumenti di analisi sociale, veicoli di inquietudini che nascono dalla cronaca e si trasformano in mitologie moderne. Il fantastico, dopotutto, è sempre stato il modo più efficace per parlare del presente senza nomarlo direttamente.
Oltre lo Specchio Film Festival si conferma quindi come un appuntamento imprescindibile per chi crede che il cinema di genere non sia un ghetto estetico ma un continente narrativo in continua espansione. Sette giorni per attraversare lo specchio e scoprire cosa si nasconde dall’altra parte. Sette giorni per ricordare che le ombre, spesso, raccontano più verità della luce piena.