Ci sono film che nascono sotto una stella sfortunata. Opere che portano sulla schiena il peso insopportabile di un’eredità ingombrante, condannate a essere paragonate a icone intoccabili.
Il remake di A-Team del 2010 è uno di questi casi. Quando uscì nelle sale, 42 anni dopo il debutto della serie originale che aveva dominato gli anni Ottanta, fu accolto con un misto di scetticismo e vera e propria ostilità. “Perché hanno rifatto questo?” si chiedevano i fan. “Completamente inutile” sentenziavano le recensioni più severe. Eppure, nel 2025, questo film dimenticato sta vivendo una seconda vita inaspettata. Su Netflix, il remake con Liam Neeson è attualmente al settimo posto tra i film più visti della settimana. Una vendetta servita fredda, quindici anni dopo.
La storia è quella di sempre, ma rivisitata per il nuovo millennio. Hannibal Smith, interpretato da un Liam Neeson in piena fase action-hero post Taken, guida una squadra di veterani della guerra in Iraq. Insieme a lui ci sono Bradley Cooper nei panni di Face, Sharlto Copley come il folle Murdock e la leggenda delle MMA Quinton ‘Rampage’ Jackson nel ruolo iconico di B.A. Baracus. I quattro vengono incastrati per un crimine che non hanno commesso e devono lavorare insieme per scagionarsi, diventando nel processo proprio quella squadra speciale che tutti conosciamo. Nel cast anche Jessica Biel e Patrick Wilson, a completare un ensemble che sulla carta prometteva fuoco e fiamme.
Joe Carnahan, regista con un debole per l’azione viscerale e i ritmi serrati, aveva il compito impossibile di trasformare una serie televisiva camp e sopra le righe in un blockbuster contemporaneo. Il risultato fu un film profondamente diviso. La critica lo stroncò con un 48% su Rotten Tomatoes, un verdetto che suonava come una condanna definitiva. Il pubblico fu più generoso, concedendogli un 66%, apprezzando le esplosioni spettacolari e l’azione senza sosta, anche se la sceneggiatura risultava sottosviluppata e priva della profondità necessaria per elevare il materiale.
Il problema di fondo era chiaro fin dall’inizio: il remake uscì nel pieno della fase dark di Hollywood. Erano gli anni in cui ogni franchise veniva reimmaginato in chiave cupa, seria, realistica. Il Batman di Christopher Nolan aveva aperto la strada, e tutti cercavano di replicare quella formula. Ma A-Team era nato come pura follia televisiva, un concentrato di assurdità gloriose dove ogni settimana la squadra costruiva carri armati con rottami e sfidava le leggi della fisica con sorrisi smaglianti. La corniness era la sua essenza. Cancellarla significava tradire lo spirito originale.
Gli anni Ottanta furono l’età dell’oro dell’action. Al cinema dominavano Predator, Road House, Top Gun, Lethal Weapon e Indiana Jones. Ma sul piccolo schermo, nessuno poteva competere con quella banda di mercenari strampalati guidati da George Peppard. La serie originale era un fenomeno culturale, un appuntamento settimanale che mescolava avventura, umorismo e quella particolare leggerezza che rendeva tutto accettabile, persino l’impossibile. Il film del 2010 tentò di sostituire quella magia con violenza più intensa e toni più cupi, perdendo per strada proprio ciò che rendeva A-Team speciale.
Ma il tempo ha una strana capacità di ricontestualizzare le opere. Quindici anni dopo, libero dal confronto immediato con l’originale e visto attraverso la lente della nostalgia per gli action movie di quel decennio, il remake sta trovando il suo pubblico. Su Netflix, dove gli algoritmi premiano il puro intrattenimento e l’azione esplosiva, il film di Carnahan funziona. Non è un capolavoro, non sarà mai all’altezza della serie che lo ha ispirato, ma è un concentrato di adrenalina che sa dove vuole andare e ci arriva sparando da tutte le direzioni.
La rivincita di A-Team su Netflix racconta anche un’altra storia: quella dei film che vengono sottovalutati al momento dell’uscita e che poi, attraverso lo streaming, trovano una seconda possibilità. Non tutti i remake sono destinati al fallimento critico e commerciale eterno. Alcuni semplicemente aspettano il momento giusto, il pubblico giusto, la piattaforma giusta. E quando tutto si allinea, anche il film più “inutile” può diventare uno dei più visti della settimana. Perché a volte, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è un piano che funzioni. E Hannibal Smith lo sa bene.