Alla Festa del Cinema di Roma, il cast emoziona con una storia di vita vera che diventa poesia sullo schermo. Quando la fragilità diventa la forma più alta di forza.
Roma, 16 ottobre 2025 — Alla Festa del Cinema di Roma si è parlato di fragilità, di amore e di cura.
Il film Per te, diretto da Alessandro Aronadio e prodotto da Edoardo Leo, racconta la storia vera di Mattia Piccoli e di suo padre Paolo, colpito da Alzheimer precoce.
Una storia che nasce dal dolore, ma diventa un atto d’amore universale.
“Non è solo un film sull’Alzheimer. È un film sulla memoria, sul tempo, e su come si resta accanto a chi amiamo quando tutto sembra sgretolarsi”, ha detto Aronadio durante la conferenza stampa.
Il titolo Per te nasce come un sussurro, come un biglietto scritto a mano.
Un modo per dire che l’amore può essere resistenza, presenza e cura.
Aronadio ha raccontato che “cura” non è soltanto una parola medica:
“È un atteggiamento, un modo di esserci. È guardare l’altro e dire: io resto”.
Prodotto da PiperFilm, Per te arriverà nelle sale italiane il 17 ottobre, dopo l’anteprima romana che ha emozionato pubblico e stampa.
Durante la conferenza, Edoardo Leo, protagonista del film, ha parlato della vulnerabilità maschile e della necessità di riscrivere i modelli di forza.
“A volte si dice che la parte fragile di un uomo sia la sua parte femminile.
Io penso che sia molto maschile essere fragili, essere deboli”, ha raccontato.
Nel film interpreta Paolo, un uomo apparentemente invincibile, un buttafuori che all’improvviso si trova disarmato davanti alla malattia.
“C’è una scena in cui il figlio gli chiede: Papà, hai paura?
E lui risponde semplicemente: Sì.
Ecco, quella per me è la parte più virile del film.”
Leo ha definito questo progetto “uno dei più difficili e intensi della mia carriera”, aggiungendo:
“L’unica cura che abbiamo oggi è l’amore, il ricordo degli affetti, lo stare vicino.”
Accanto a lui, Teresa Saponangelo interpreta Michela, la moglie e madre che si trova a sorreggere la famiglia mentre tutto crolla.
Un personaggio silenzioso ma potentissimo.
“Lei non è un’eroina classica — ha spiegato l’attrice — ma una donna che sceglie di restare.
Resta, resiste e combatte.
E nella malattia trova il modo di tenere insieme le persone che ama.”
Le sue parole hanno lasciato nella sala un momento di silenzio profondo: il ritratto di una madre che ama in silenzio, che non chiede nulla, ma non si arrende.
Il giovane Mattia Piccoli, sedici anni, ha raccontato cosa significa vedere la propria storia proiettata sul grande schermo.
“Rivivere tutto è stato difficile, ma il nostro obiettivo è aiutare chi sta passando quello che abbiamo vissuto noi.”
Una maturità che ha colpito tutti, compreso Edoardo Leo, che ha confessato di non aver voluto incontrare il vero Paolo prima delle riprese:
“Non volevo imitarlo. Volevo capirlo. E farlo diventare universale.”
Insieme al film, è nato anche “Appunti per il me del futuro”, un progetto didattico gratuito rivolto alle scuole secondarie.
Fino al 31 marzo 2026, studenti e studentesse potranno scrivere messaggi al proprio “io del futuro”, per ricordare ciò che conta davvero.
Un modo per trasformare una storia intima in un percorso collettivo sulla memoria, la cura e il tempo che passa.
Un esercizio di consapevolezza che estende il messaggio del film al mondo dei ragazzi.
Alla conferenza stampa di Per te, non si è parlato solo di Alzheimer.
Si è parlato di amore, di paura, di legami che resistono anche quando tutto sembra perdersi.
Edoardo Leo ha chiuso l’incontro con una frase che racchiude il senso del film:
“Abbiamo preparato questo film come se fosse l’ultimo.
Perché in fondo ogni storia che parla d’amore è una storia che resta.”
Alla conferenza stampa di Per te non si è parlato solo di Alzheimer.
Si è parlato di amore come atto di resistenza, di fragilità come forma di forza, di presenza come scelta quotidiana.
Edoardo Leo, Alessandro Aronadio e tutto il cast hanno ricordato che la malattia può togliere molte cose, ma non può cancellare ciò che si è amato davvero.
Per te non è solo un titolo, è una promessa: quella di non dimenticare chi siamo mentre restiamo accanto a chi si perde.
È un film che invita a rallentare, a guardarsi negli occhi, a dire “ci sono” anche quando non si trovano più le parole.
Perché, come ha detto Leo,
“La cura più grande che abbiamo è l’amore.”
E in fondo, al cinema come nella vita, non esiste memoria più potente di quella che nasce dal cuore.