La pillola rossa o la pillola blu? Per Laurence Fishburne, la risposta non è mai stata così complessa.
La notizia di Matrix 5 in sviluppo ha acceso l’entusiasmo dei fan, ma la domanda che risuona più forte di tutte è: rivedremo Morpheus? L’attore che ha dato vita a uno dei personaggi più iconici della fantascienza ha finalmente risposto, e la sua posizione rivela molto più di un semplice sì o no.
Durante il panel di reunion di The Matrix al New York Comic Con 2025, Fishburne ha affrontato direttamente la questione. Con Drew Goddard, sceneggiatore di The Martian, al timone del nuovo film e le sorelle Wachowski che si sono allontanate dalla regia, il franchise sta entrando in territorio inesplorato. La risposta dell’attore è stata misurata, riflessiva, tipica di chi ha costruito una carriera trattando i ruoli iconici con rispetto: “Dipende da quanto sarà buono, davvero. Se sarà grandioso, allora sì, se avrà senso. Non so se avrà senso.”
È una dichiarazione che suona come un mantra filosofico degno di Morpheus stesso. Fishburne non sta chiudendo la porta, ma non la sta nemmeno spalancando. La sta tenendo socchiusa, in attesa di vedere se ciò che si trova dall’altra parte merita di essere esplorato. E questa cautela è tutt’altro che casuale.
Matrix Resurrections, il quarto capitolo uscito nel 2021, ha diviso critica e pubblico con la sua narrazione meta-cinematografica che denunciava apertamente il franchise filmmaking. Il film vedeva Yahya Abdul-Mateen II interpretare una versione alterata di Morpheus, mentre l’incarnazione originale di Fishburne appariva solo in materiale d’archivio. Una scelta narrativa audace, ma che ha lasciato molti fan con un senso di incompletezza.
Quel film si poneva domande scomode su Hollywood, sulla necessità stessa dei sequel, con il personaggio dell’Analista interpretato da Neil Patrick Harris che fungeva da metafora del controllo degli studi cinematografici. Ora, in un’ironia che lo stesso Resurrections avrebbe potuto commentare, Warner Bros. sta andando avanti con un quinto capitolo. La domanda diventa quindi: quale direzione prenderà il franchise?
Il contesto più ampio è illuminante. Warner Bros. sta attivamente rivisitando le sue proprietà di punta: Harry Potter viene reimaginato come serie televisiva, Il Signore degli Anelli è in fase di espansione, e The Matrix rimane uno dei franchise più preziosi dello studio, nonostante la sua prossima evoluzione rimanga avvolta nel mistero.
La posizione di Fishburne riflette quella di molti fan che hanno amato la trilogia originale degli anni ’90, un capolavoro di fantascienza che ha ridefinito il genere e il cinema d’azione. C’è un rispetto reverenziale per ciò che è stato costruito, una consapevolezza che non ogni ritorno è giustificato solo dal richiamo nostalgico o dalle potenzialità commerciali.
La porta resta aperta, anche se solo di una fessura. Se il nuovo Matrix troverà la giusta ragione filosofica ed emotiva per esistere, se la storia “avrà senso” come ha detto l’attore, allora c’è una possibilità che Morpheus possa guidare ancora una volta una nuova generazione attraverso lo specchio. Ma questa volta, il salto di fede dovrà essere guadagnato, non dato per scontato.
Nell’attesa di scoprire se Laurence Fishburne troverà il suo posto in questo nuovo capitolo, i fan possono sempre tornare alla trilogia originale e a Resurrections, disponibili per lo streaming. E magari, mentre rivedono quelle sequenze indimenticabili, chiedersi: cosa rende davvero necessario un ritorno? La risposta, come sempre in Matrix, potrebbe essere più complessa di quanto sembri.