Cosa succederebbe se il vampiro più iconico della letteratura non fosse un mostro assetato di sangue, ma un uomo condannato a vagare per secoli alla ricerca dell’amore perduto?
È questa la domanda che Luc Besson si è posto rileggendo il classico di Bram Stoker, e la risposta arriverà il 29 ottobre alla Festa del Cinema di Roma con l’anteprima italiana di Dracula – L’amore perduto.
A pochi mesi dal Dracula sperimentale e provocatorio di Radu Jude, il cinema torna a confrontarsi con il mito gotico per eccellenza. Ma questa volta la prospettiva è radicalmente diversa. Besson non è interessato all’orrore o alla critica sociale: il suo è un film che pulsa di romanticismo, un’epopea sentimentale che attraversa quattro secoli di solitudine e desiderio.
Il regista francese, autore di opere visionarie come Giovanna d’Arco e Valerian e la città dei mille pianeti, non nasconde le sue fonti d’ispirazione. La genesi del progetto è quasi casuale: è stato Caleb Landry Jones, protagonista dell’intenso Dogman, a manifestare il desiderio di interpretare il conte vampiro. E Besson, affascinato dall’idea di esplorare la dimensione emotiva del personaggio, ha costruito attorno a lui una storia che deve molto più al cult di Francis Ford Coppola del 1992 che al romanzo originale di Stoker.
“Per me Dracula è una storia d’amore su un uomo che attende per 400 anni la reincarnazione della moglie”, ha dichiarato il regista a Deadline. “È questo il vero cuore della storia, aspettare un’eternità per il ritorno dell’amore.” Una dichiarazione d’intenti che sposta l’asse narrativo dal terrore alla tragedia romantica, trasformando il vampiro in un eroe byroniano condannato all’immortalità non come privilegio, ma come maledizione.
La trama abbraccia questa visione senza compromessi: nel XV secolo, devastato dalla morte dell’amata moglie, Dracula rifiuta Dio e viene condannato al vampirismo. Inizia così un pellegrinaggio attraverso i secoli, un’odissea di sangue e disperazione alla ricerca della reincarnazione perduta. Quando nel XIX secolo incontra Mina, interpretata da Zoë Bleu, la speranza si riaccende. Il corteggiamento che ne consegue diventa il motore emotivo dell’intera narrazione.
Il cast assemblato da Besson riflette l’ambizione del progetto. Accanto a Caleb Landry Jones, che promette di regalare al vampiro la stessa intensità psicologica che ha caratterizzato la sua performance in Dogman, troviamo Matilda De Angelis nel ruolo di Maria e il sempre impeccabile Christoph Waltz nei panni di un prete, figura che presumibilmente incarnerà il contrappunto morale e spirituale alla dannazione del protagonista.
Dal punto di vista tecnico, Besson si è circondato dei suoi collaboratori più fidati. Lo scenografo Hugues Tissandier, che ha firmato i set di oltre dieci film del regista, ha il compito di costruire l’universo visivo che dovrà contenere quattro secoli di storia. L’armiere britannico Terry English, già responsabile dell’armatura iconica di Giovanna d’Arco, ha creato l’equipaggiamento bellico di Dracula, mentre i costumi sono affidati a Corinne Bruand.
La colonna sonora porta la firma di Danny Elfman, maestro indiscusso nel creare atmosfere gotiche e oniriche, perfetto per amplificare la dimensione favolistica del racconto. La fotografia è invece nelle mani di Colin Wandersman, chiamato a catturare tanto la decadenza del castello transilvano quanto la luminosità vittoriana dell’Inghilterra ottocentesca.
Resta da chiedersi quanto la presenza ingombrante del Dracula di Bram Stoker di Coppola peserà sulla ricezione critica del film. L’opera del 1992 non è semplicemente un adattamento: è diventata nel tempo il punto di riferimento culturale per chiunque voglia raccontare il vampiro come figura romantica. Le immagini di Gary Oldman in armatura scarlatta e le scene sensuali con Winona Ryder hanno impresso nella memoria collettiva un’estetica e una sensibilità che sembrano difficili da superare o anche solo da eguagliare.
Besson, però, ha dimostrato nel corso della carriera di non temere i confronti impossibili. Il suo cinema vive di eccessi visivi, di passioni estreme, di personaggi che sfidano le convenzioni narrative. Se c’è un regista capace di rivendicare una lettura personale del mito di Dracula, accettando il confronto con i predecessori senza subirne il peso, è proprio lui.
L’anteprima romana del 29 ottobre vedrà la presenza del regista e del cast principale, un’occasione per confrontarsi direttamente con le scelte autoriali e comprendere fino a che punto questa versione romantica del classico gotico saprà distinguersi nel panorama delle innumerevoli trasposizioni del personaggio. Il film arriverà poi nelle sale italiane il 30 ottobre, in perfetta sintonia con l’atmosfera di Halloween.
Alla fine, il Dracula di Besson si propone come un esperimento emotivo: può un mostro che attraversa i secoli nutrendosi di sangue altrui toccare le corde più profonde del cuore umano? Può l’immortalità, solitamente vista come dono supremo, rivelarsi la peggiore delle condanne quando l’unico desiderio è ritrovare un amore perduto? Il 29 ottobre, la Festa del Cinema di Roma proverà a rispondere a queste domande, offrendo al pubblico italiano la possibilità di scoprire se il conte vampiro può ancora farci battere il cuore, e non solo per paura.