La nuova commedia romantica uscita su Netflix il 26 settembre è riuscita in breve tempo a conquistare il primo posto nella top 10 dei film della piattaforma. Vale la pena guardarla?

La pellicola pone al centro della storia una dinamica classica già utilizzata più volte in passato ovvero la nascita di una storia d’amore tra un uomo e una donna che provengono da due realtà sociali completamente differenti e che dovranno imparare a fare i conti con il peso che il mondo dello spettacolo ha sulla loro relazione. Da una parte infatti facciamo la conoscenza di Abel, un attore famoso e piacente interpretato da Omar Sy, che dietro l’apparenza di grande star nasconde vari tormenti tra cui il lutto della madre avvenuto anni prima, una forte pressione mediatica derivante da giornalisti e paparazzi e una dipendenza da quelli che solitamente vengono considerati i vizi delle celebrità ovvero sesso, droga e alcol.

Dall’altro lato della barricata c’è invece Marion, una semplice cameriera interpretata da Sara Girardeau che si è appena lasciata alle spalle un divorzio doloroso con un ex marito infedele, geloso e aggressivo. Abel trova in Marion quello che il suo ambiente lavorativo non può offrirgli ovvero l’autenticità e la semplicità di una vita lontano dai riflettori in cui non bisogna vendersi come un pettegolezzo da dare in pasto al pubblico creando ad esempio storie d’amore fittizie con delle attrici. Marion invece è attratta dall’inevitabile fascino e carisma che la celebrità si porta dietro, riuscendo nel tempo passato con lui a vivere momenti folli che le danno una via di fuga dalla solita routine. Tuttavia saranno proprio le differenze che inizialmente li hanno uniti a creare successivamente una spaccatura nel loro rapporto contribuendo a rendere la storia d’amore più vera e complessa.

Marion si renderà immediatamente conto che quel mondo fatto di luci, gossip, scatti fotografici e apparenze la fa sentire a disagio e non le appartiene. Questo impaccio viene sottolineato anche dal suo abito alla premiere del film di Abel che appare sgraziato e ridondante rispetto agli altri addetti ai lavori, ma soprattutto rispetto alle donne con cui Abel ha avuto dei rapporti. Stare con un divo come lui significa doverlo condividere con il resto del mondo e venire a patti con i propri insuccessi. Marion infatti dopo aver perso il lavoro si sente una fallita e cerca di impiegare tutte le sue energie per realizzare il suo sogno di aprire un Food truck. Il film ha chiaramente dei punti di contatto con “Notting Hill” in cui veniva narrata la stessa dinamica relazionale ma a generi invertiti.

Nella pellicola del 1999 infatti si esplorava il rapporto tra William Thacker, un proprietario di una libreria, e Anna Scott, una stella del cinema statunitense. Anche in quel caso la relazione subiva una battuta d’arresto a causa delle differenze sociali per poi arrivare ad una riconciliazione romantica e un lieto fine. Nonostante le varie similitudini “French Lover” non riesce a sfiorare l’iconicità e il peso narrativo di “Notting Hill” riproponendo uno schema che funziona e che intrattiene ma che forse alla fine della fiera sa troppo di già visto. Ad appesantire il film è innanzitutto la durata. Due ore per raccontare un lungometraggio che si appoggia troppo su dinamiche già esplorate in passato senza offrire un guizzo creativo particolare o un punto di vista mai guardato prima sono decisamente troppe e la narrazione in questo modo rischia di rallentare il ritmo alternando momenti esilaranti e romantici ad altri meno convincenti e monotoni.

Ma il problema più grande è la sceneggiatura che mette sul tavolo degli spunti interessanti senza però approfondirli adeguatamente. Il personaggio di Marion ad esempio dimostra in più occasioni una grinta ammirevole nell’opporsi a situazioni in cui è vittima di misoginia o servilismo da parte degli uomini, come quando si licenzia dopo che il suo datore di lavoro la sminuisce di fronte ad Abel dicendogli che ha il ciclo a causa di un errore che tra l’altro non aveva neanche commesso. Questo suo lato più femminista emerge anche nel rapporto con Abel quando lo mette in discussione a causa del suo grande ego per non essere il protagonista del film ma “solo” un comprimario. Nonostante questo quando si tratta di avere a che fare con il suo ex marito, un uomo che l’ha tradita con la sua migliore amica, che l’ha esclusa dall’attività del ristorante in cui lavoravano e che dimostra nei suoi confronti atteggiamenti aggressivi e possessivi, Marion non riesce a reagire.

Quest’ apparente contraddizione poteva trasformarsi in una riflessione interessante su quanto a volte le persone siano in grado di riconoscere delle ingiustizie ma siano incapaci di metterle in discussione se in ballo vi è un coinvolgimento emotivo. Tuttavia questa questione non verrà mai più ripresa nella storia e l’ex marito di Marion verrà sfruttato solo come pedina strumentale per accentuare la frattura e l’allontanamento della coppia protagonista attraverso un suo avvicinamento con l’ex moglie. Nonostante il lieto fine anche il ricongiungimento romantico appare troppo immotivato e senza un’adeguata preparazione narrativa. Abel infatti capisce che il successo non si riassume in una statuetta di riconoscimento lasciata su una mensola ma in qualcosa di più autentico come ad esempio il sentimento nei confronti della persona che si ama.

Una presa di coscienza sicuramente sensata ma forse un po’ irrealistica considerando che quel premio non rappresenta solo l’ipocrisia del mondo dello spettacolo ma anni di lavoro e sacrifici per raggiungere un sogno. D’altro canto la catarsi di Marion che arriva dopo aver ascoltato il discorso di premiazione di Abel appare forse ancora più inefficace considerando che adesso la donna sta rimettendo in piedi la sua vita ed è riuscita finalmente ad aprire il proprio Food truck e ad avere quindi una nuova prospettiva sul suo futuro. “French Lover” si presenta in definitiva come un film godibile ma a tratti lento e irrealistico, lasciando inespresso un potenziale che avrebbe potuto gettare una luce nuova su uno schema narrativo già conosciuto e collaudato.


Lascia un commento