C’è una frase che chiunque abbia consigliato Breaking Bad a un amico ha pronunciato almeno una volta: “La prima stagione è un po’ lenta, ma poi diventa incredibile”.
È diventato un rituale, quasi una formula di rito per introdurre qualcuno al capolavoro di Vince Gilligan. Ma è arrivato il momento di mettere a tacere questa leggenda metropolitana una volta per tutte. Breaking Bad non è mai stata lenta, nemmeno all’inizio. E chi continua a perpetuare questo mito probabilmente non ricorda bene cosa accade in quei primi sette episodi rivoluzionari.
La saga criminale che ha trasformato Bryan Cranston da padre di famiglia della sitcom Malcolm a icona della televisione contemporanea è universalmente riconosciuta come una delle serie TV più grandi mai realizzate. La storia di Walter White, insegnante di chimica delle superiori che diventa cuoco di metanfetamine dopo una diagnosi di cancro ai polmoni, è una tragedia greca in salsa contemporanea. Gli appassionati lodano la performance generazionale di Cranston, la perfetta miscela di azione, dramma e humor nero come la pece, la scrittura impeccabile. Eppure, quasi sempre, aggiungono quell’avvertimento: “Resisti alla prima stagione”.
La verità è che Breaking Bad non ha mai avuto bisogno di trovare la propria voce, a differenza di altre serie leggendarie. Show come Seinfeld, Parks and Recreation, Buffy l’ammazzavampiri, It’s Always Sunny in Philadelphia e la versione americana di The Office hanno effettivamente attraversato prime stagioni incerte prima di raggiungere la loro forma definitiva. Ma Breaking Bad? Dal primo istante ha saputo esattamente cosa voleva essere e come arrivarci.
L’episodio pilota si apre in media res con Walter White che schianta un camper pieno di sostanze chimiche rovesciate e spacciatori privi di sensi nel deserto del New Mexico. Esce barcollando dal veicolo, registra un messaggio d’addio per la sua famiglia e si prepara ad affrontare una pattuglia della polizia in arrivo con una pistola in mano. Certo, dopo questa apertura adrenalinica il ritmo rallenta per permetterci di capire come siamo arrivati a quel punto. Ma anche mentre osserviamo Walt allenarsi sullo stepper, tenere una lezione sul potere del cambiamento chimico e portare suo figlio a comprare pantaloni, siamo già agganciati. Sappiamo che tutto questo lo condurrà in quel fosso, in quel camper, con quella pistola. È la tecnica hitchcockiana della bomba sotto il tavolo applicata alla perfezione.
Nei primi episodi della prima stagione, Walt aggredisce fisicamente il bullo di suo figlio nel bel mezzo di un negozio. Alla fine della stagione, lui e Jesse assistono inorriditi mentre un boss della droga picchia a morte un uomo per un’inezia. Nel mezzo, Walt fa esplodere l’auto di un agente di borsa arrogante, si libera di un cadavere, distrugge il quartier generale di uno spacciatore e strangola un uomo a morte. Tutto questo in soli sette episodi. Se questo è lento, viene da chiedersi cosa significhi davvero la parola “veloce” nell’immaginario collettivo.
Ma allora, perché questa percezione persiste? La spiegazione ha una sua logica interna. La premessa della serie richiedeva che Gilligan accompagnasse gradualmente Walt verso una vita criminale. Quando inizia I Soprano, Tony è già un boss della mafia desensibilizzato alla violenza. Quando inizia Breaking Bad, Walt è un insegnante di scienze e un impiegato part-time in un autolavaggio. La “lentezza” percepita deriva dal fatto che servono alcuni episodi per costruire completamente la premessa. Ma questo setup avviene con una densità narrativa straordinaria.
Nel solo episodio pilota, Walt riceve la diagnosi di cancro ai polmoni, partecipa a un’operazione sotto copertura con suo cognato agente della DEA, si allea con il suo ex studente per cucinare metanfetamine e pagare le spese mediche, e persino uccide un uomo per legittima difesa. Dopo questo esordio esplosivo, servono un paio di episodi per stabilire la storia di copertura che Walt racconta alla famiglia per nascondere i suoi crimini, il rapporto lavorativo con Jesse e un modello di business per il loro laboratorio mobile di metanfetamine. Ma tutto questo materiale è affascinante, e risulta fondamentale per permettere ai payoff successivi di avere il giusto impatto emotivo e narrativo.
Breaking Bad è quella rara serie televisiva che è migliorata costantemente con ogni stagione successiva, in parte grazie agli sceneggiatori che hanno continuamente alzato la posta e ampliato il mondo narrativo. Più villain venivano introdotti, maggiore era il pericolo per Walt. Più soldi guadagnava Walt, più grande diventava il bersaglio sulla sua schiena. Ma il fatto che ogni stagione fosse più grande della precedente non significa che la serie sia mai stata piccola. È partita in grande e ha continuato a espandersi.
La serie è indiscutibilmente diventata più eccitante quando la seconda vita segreta di Walt ha iniziato a contaminare la prima. Nella stagione iniziale, Walt deve mantenere le apparenze con la famiglia, il che può sembrare meno elettrizzante. Nelle stagioni successive, Hank inizia a indagare su Heisenberg e Skyler scopre i crimini di Walt, diventando persino complice. È molto più intenso guardare un barbecue familiare dove il padrone di casa ha una pila di prove sui crimini del suo ospite, rispetto a un normale barbecue dove i partecipanti si scambiano solo convenevoli senza alcun sottotesto.
Se proprio vogliamo parlare di una serie che è stata un vero e proprio slow burn, dovremmo rivolgere lo sguardo allo spin-off Better Call Saul. Quella sì che ha costruito il suo ritmo con una pazienza quasi zen. Better Call Saul inizia con Jimmy McGill, l’uomo che diventerà Saul Goodman, impegnato a costruirsi una carriera legale legittima. Un tempo considerevole viene dedicato al suo caso contro la casa di riposo Sandpiper Crossing. La serie non è diventata un’esperienza da brivido al livello di Breaking Bad fino all’arrivo di Lalo Salamanca, quando il motore narrativo ha finalmente raggiunto il regime di giri che i fan della serie madre si aspettavano.
Quindi, la prossima volta che consiglierete Breaking Bad a qualcuno, fatevi un favore: eliminate quell’avvertimento sulla prima stagione. Non è lenta. Non è mai stata lenta. È semplicemente l’inizio di una delle storie più perfettamente costruite nella storia della televisione, dove ogni scena, ogni dialogo, ogni scelta serve uno scopo narrativo preciso. Walter White non è diventato Heisenberg dall’oggi al domani, ma il suo viaggio verso l’oscurità è stato avvincente fin dal primissimo fotogramma di quel camper nel deserto.