Domenica 5 ottobre alle 19:00, Rai 2 ha riacceso i motori di una leggenda. Goldrake è tornato sugli schermi italiani in prima visione con la nuova serie animata “Grendizer U”, chiudendo un cerchio temporale lungo quasi mezzo secolo.
Non si tratta di un semplice remake nostalgico, ma di un ponte generazionale che ricollega chi era bambino nel 1978 ai ragazzi di oggi, in un abbraccio che attraversa epoche, tecnologie e immaginari collettivi.
Il robot gigante pilotato da Actarus non è mai stato solo un cartone animato. È stato un fenomeno culturale dirompente, una frattura nella televisione per ragazzi italiana, il primo anime giapponese a radicarsi così profondamente nella nostra memoria collettiva da diventare un simbolo identitario per intere generazioni.
Quando il 4 aprile 1978 la Rai trasmise per la prima volta Atlas Ufo Robot, nessuno poteva immaginare la portata rivoluzionaria di quella scelta. I bambini italiani si trovarono davanti a qualcosa di completamente nuovo: non più fiabe edulcorate o supereroi invincibili, ma un eroe malinconico e tormentato, un principe in fuga dal suo pianeta distrutto che combatteva a bordo di un gigantesco robot contro le armate di Vega per difendere una Terra che non era la sua.
Actarus non vinceva sempre con un sorriso. Portava sulle spalle il peso della perdita, della solitudine, del dovere. Era diviso tra il desiderio di pace e la necessità di combattere. Questa complessità emotiva conquistò milioni di spettatori, aprendo la strada a decine di anime che avrebbero plasmato l’immaginario pop italiano: da Jeeg Robot d’Acciaio a Mazinga Z, fino a Heidi e Lady Oscar.
La Goldrake-mania esplose con una forza inaudita. Nelle scuole si disegnavano i raggi perforanti sui quaderni, nelle edicole si faceva la fila per i dischi in vinile con la sigla cantata da Luigi Albertelli, nei negozi di giocattoli i modellini di metallo andavano a ruba. Si creò un intero universo commerciale parallelo: album di figurine, magliette, zaini, giochi da tavolo. Mentre i critici dell’epoca denunciavano la presunta violenza delle scene di battaglia, i ragazzi trovavano in quel robot un simbolo di coraggio e giustizia completamente diverso dagli eroi occidentali a cui erano abituati.
Goldrake rappresentò una rottura culturale. Fu il veicolo attraverso cui l’animazione giapponese entrò prepotentemente nelle case italiane, scardinando le convenzioni narrative della tv per ragazzi e introducendo temi complessi: l’esilio, il conflitto interiore, il sacrificio, la ricerca di identità. Non era più soltanto intrattenimento: era narrazione epica con una profondità emotiva inedita per quel tipo di programmazione.
Il nuovo “Grendizer U” si colloca in questa eredità con rispetto e ambizione. La serie propone animazioni di nuova generazione ma conserva il design originale e lo spirito del racconto che ha fatto innamorare milioni di persone. La storica sigla italiana, con il celebre ritornello “Ufo Robot, Ufo Robot”, viene riproposta in una versione rinnovata, pensata per far vibrare la nostalgia dei fan storici e affascinare il pubblico più giovane che per la prima volta incontra Actarus e il suo disco volante.
In Giappone l’annuncio del reboot ha già scatenato entusiasmo e rilanciato il mercato del collezionismo legato a Go Nagai, il padre di questa e altre iconiche serie robotiche. In Italia, dove Goldrake è diventato un simbolo generazionale più forte che in qualsiasi altro paese occidentale, l’attesa è stata palpabile: forum, community social e gruppi tematici si sono accesi di discussioni, condivisioni di ricordi, confronti tra vecchie e nuove versioni.
La forza di Goldrake non è mai stata solo nei suoi raggi perforanti, nelle alabarde spaziali o nel disco volante che si stacca dal corpo del robot. È sempre stata nel suo lato umano: un eroe che non combatte per gloria o potere ma per senso di giustizia, che non cerca la guerra ma la subisce, che vorrebbe solo vivere in pace ma si ritrova a dover difendere chi ama. In un’epoca di effetti speciali iperrealistici e supereroi digitali dalle capacità infinite, il suo ritorno ricorda che l’anima di un mito resiste al tempo perché sa parlare alle emozioni, prima ancora che alla tecnologia.
Rivedere Goldrake in tv nel 2025 significa rivivere un pezzo di storia collettiva. Chi era bambino nel 1978 può oggi condividerlo con figli e nipoti, scoprendo che il vecchio eroe creato da Go Nagai non ha perso la sua attualità. I temi che portava con sé – l’integrazione, la diversità come ricchezza, il coraggio di difendere i più deboli, la necessità di trovare un equilibrio tra forza e umanità – risuonano ancora con incredibile freschezza.
Il ritorno su Rai 2 segna non solo la rinascita di una leggenda dell’animazione, ma anche l’incontro tra passato e presente, tra la memoria di un paese e la curiosità delle nuove generazioni. È la dimostrazione che alcuni eroi, quelli veri, non invecchiano mai. Continuano a volare nello spazio, a combattere per la giustizia, a commuoverci con la loro solitudine e a ispirarci con il loro coraggio. Perché dentro l’acciaio di quel gigantesco robot, oggi come ieri, batte ancora un cuore profondamente umano.