A tredici anni dall’uscita di Breaking Dawn Parte 2, il capitolo conclusivo della saga che ha incassato 3,3 miliardi di dollari al botteghino mondiale, il regista Bill Condon rompe il silenzio sul fenomeno che ha accompagnato l’intera franchise di Twilight: un livello di astio e disprezzo critico che andava ben oltre la semplice stroncatura cinematografica.

In un’intervista rilasciata a The Hollywood Reporter in occasione del suo ultimo film Kiss of the Spider Woman, il regista premio Oscar per Gods and Monsters ha affrontato quella che lui stesso definisce una delle più grandi incomprensioni culturali del cinema contemporaneo.

“Ovviamente è diventato un bersaglio per molte persone, che si sentivano superiori ad esso,” ha dichiarato Condon con una franchezza rara nel mondo hollywoodiano. “E io pensavo: ‘Dio, state davvero perdendo il punto.’ Perché questo è un grande franchise che è consapevole dell’ironia. Per me personalmente, come regista gay, credo di aver portato un po’ di camp che era permissibile.” Una rivelazione che getta nuova luce su una saga spesso liquidata come prodotto commerciale privo di autoconsapevolezza.

Condon, portato a bordo per dirigere gli ultimi due capitoli dopo il successo della strategia adottata da Harry Potter con I Doni della Morte, ricorda con evidente divertimento l’impatto emotivo che le sue scelte registiche hanno avuto sul pubblico. “Non ho mai, mai sentito un urlo così forte e duraturo come quando abbiamo tagliato la testa a Carlisle,” racconta riferendosi alla sequenza shock di Breaking Dawn Parte 2, quella falsa battaglia finale che si rivela essere una visione del futuro mostrata da Alice. Un momento di cinema puro che ha sfruttato le aspettative del pubblico per ribaltarle completamente, dimostrando una sofisticazione narrativa che molti critici si sono rifiutati di riconoscere.

Ma è nell’analisi delle critiche sessiste che il discorso di Condon diventa particolarmente illuminante. Il regista punta il dito contro un fenomeno che ha caratterizzato la ricezione critica della saga: la tendenza a sminuire ciò che piace prevalentemente alle donne. “Twilight è un franchise che sono davvero film per donne, come li chiamano. È raccontato da una prospettiva femminile,” spiega Condon. “Non posso dirvi quante volte, parlando di quel film, qualcuno diceva del primo: ‘Beh, non succede nulla,’ ma lei si sposa, dà alla luce un bambino, diventa un vampiro.”

La riflessione si allarga poi a un tema ancora più ampio: il dominio maschile nella cultura cinematografica. “Credo che, nonostante tutto, viviamo ancora in una cultura da ragazzi. E i film sono una cultura da ragazzi. I tastemaker, tutta quella roba,” osserva Condon. Una considerazione che acquista ancora più peso se si confronta il trattamento riservato a Twilight con quello ricevuto da altri franchise coevi, come i film di Transformers diretti da Michael Bay, usciti nello stesso periodo e oggettivamente più criticabili da un punto di vista cinematografico, eppure mai bersagliati con lo stesso livello di veemenza.

La domanda sorge spontanea: perché Twilight ha ricevuto un odio così sproporzionato rispetto ad altre produzioni commerciali dello stesso periodo? La risposta di Condon è chiara: perché parlava alle donne giovani, e in una cultura dominata dai gusti maschili, questo è stato percepito come un peccato imperdonabile. “Mi è davvero piaciuto farlo con una sensibilità diversa,” ammette il regista, aggiungendo con una punta di ironia: “Forse a volte penso di essere nato nel periodo sbagliato perché mi considero una sorta di classicista hollywoodiano. In quel film c’era emozione, c’era bellezza, c’era umorismo e piacere viscerale che cerco di avere in tutto ciò che realizzo.”

E mentre nessuno dei film della saga ha mai superato il 50% su Rotten Tomatoes, la storia sta riscrivendo il suo verdetto. Oggi Twilight sta vivendo un momento di rinascita culturale e rivalutazione critica. Robert Pattinson e Kristen Stewart sono diventati due degli attori più interessanti e rispettati della loro generazione, scegliendo progetti audaci e d’autore. La saga è tornata a essere un comfort franchise per millennials e Gen-Z, soprattutto in un momento in cui Harry Potter, l’altro grande fenomeno YA del ventunesimo secolo, è stato offuscato dalle controverse posizioni di J.K. Rowling sui diritti delle persone transgender.

Il ventesimo anniversario di Twilight verrà celebrato con una riedizione cinematografica di tutti e cinque i film per una settimana nei cinema attraverso Fathom Events, mentre Lionsgate ha annunciato nel 2023 lo sviluppo di un reboot televisivo della saga, sulla falsariga di quanto HBO sta facendo con Harry Potter. Per Condon, quella che molti hanno considerato una macchia nella sua carriera si rivela invece “una sorta di distintivo d’onore segreto.” Un distintivo che, col tempo, sta diventando sempre meno segreto e sempre più riconosciuto come meritato.

Forse il vero mostro non erano i vampiri luccicanti sullo schermo, ma il pregiudizio sessista che ha impedito a molti di vedere ciò che milioni di giovani donne avevano capito da subito: che dietro il luccichio c’era una storia raccontata con passione, autoconsapevolezza e una buona dose di camp consapevole. E che a volte, nel cinema come nella vita, il vero coraggio sta nel difendere ciò che dà piacere, anche quando la cultura dominante ti dice che non dovresti.

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical

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