Dalla magia del caffè di Luke’s al firmamento di Hollywood: l’indimenticabile interprete di Una mamma per amica riceve la sua stella sulla Walk of Fame, circondata dai volti e dagli affetti che hanno segnato la sua carriera.
Ci sono attrici che non interpretano soltanto un ruolo: lo abitano, lo respirano, lo trasformano in un ricordo collettivo.
Lauren Graham è una di loro.
Con il suo sorriso ironico e il passo deciso, ha attraversato vent’anni di televisione lasciando dietro di sé la scia luminosa delle donne che sanno reinventarsi, anche quando il mondo pretende coerenza.
Oggi, quel percorso trova la sua consacrazione sulla Hollywood Walk of Fame, dove Lauren ha ricevuto la sua stella: un riconoscimento che profuma di malinconia, gratitudine e leggerezza — proprio come una mattina a Stars Hollow.
Testo:
Venerdì 3 ottobre, Los Angeles si è tinta di rosso, il colore scelto da Lauren per la sua cerimonia. Intorno a lei, un piccolo universo fatto di ricordi e volti familiari: Scott Patterson, Kelly Bishop, Matt Czuchry, Yanic Truesdale, Amy Sherman-Palladino e Daniel Palladino, le anime di Gilmore Girls, la serie che ha trasformato Lorelai Gilmore in un’icona eterna.
Non c’era Alexis Bledel, la sua Rory, ma la loro connessione è di quelle che non hanno bisogno di presenza fisica per farsi sentire: basta un accenno di musica, una tazza di caffè, un “Oy with the poodles already!”.

Accanto a lei anche Mae Whitman, la figlia di Parenthood, Jane Levy, compagna di set in Zoey’s Extraordinary Playlist, e Connie Britton, l’amica di sempre. Tutti insieme per celebrare una donna che ha fatto dell’empatia il suo talento più raro.
Durante il discorso, Lauren ha scherzato con quella sua ironia affilata che nasconde un cuore immenso:
“È tutto così commovente… poi, ovviamente, la prima domanda che mi hanno fatto è stata: ‘Dove sarà la stella?’ E io ho pensato: ‘Davvero importa? Se è davanti a una CVS, vale meno?’”
La sua stella brilla tra Hollywood e Vine, vicino al Pantages Theatre, ma in realtà Lauren Graham era già una stella da tempo.
Da quando, con una tazza di caffè e un sorriso impertinente, ci ha insegnato che essere imperfetti può essere la forma più autentica di felicità.
