Quando il sipario si alza su un nuovo lavoro di Luca Guadagnino, l’attesa è sempre palpabile.
E con After the Hunt, il regista italiano ci immerge ancora una volta in un dramma universitario che, a prima vista, sembra affrontare le complesse dinamiche del movimento #MeToo. Ma come spesso accade nel cinema d’autore, le apparenze possono ingannare, e a svelare la vera essenza di questa pellicola è proprio la sua stella, la magnifica Julia Roberts, che promette al pubblico un viaggio ben più profondo di quanto ci si aspetti.
Il film, presentato in anteprima al New York Film Festival, vede la Roberts nel ruolo di Alma, mentore della promettente dottoranda Maggie (Ayo Edebiri) e amica e collega del professor Hank (Andrew Garfield), accusato di cattiva condotta sessuale. Questa complessa rete di relazioni e accuse getta un’ombra di incertezza e interrogativi, lasciando molti dettagli irrisolti e alimentando un’intensa conversazione tra gli spettatori. Eppure, secondo la stessa Roberts, il vero fulcro narrativo non risiede solo nella controversia, ma in qualcosa di universale e sorprendentemente intimo.
Gli attori protagonisti, tra cui un Andrew Garfield che si immerge nelle pieghe più oscure della psiche umana e un Michael Stuhlbarg che descrive la trama come un “lento incidente ferroviario”, hanno accolto con entusiasmo l’ambiguità della storia. Garfield ha parlato della fascinazione nel giocare con ciò che è conscio e inconscio, con i motivi nascosti che ci guidano, e con quel “terrificante specchio” che i personaggi si trovano di fronte, rivelando parti di sé che non avevano mai riconosciuto. Stuhlbarg, nel ruolo del marito psichiatra di Alma, Frederick, ha sottolineato come l’incertezza sia stata una componente essenziale anche nel processo creativo, un terreno fertile per l’esplorazione. Ayo Edebiri, dal canto suo, ha elogiato il periodo di prove svolto a casa della Roberts, un ambiente che ha dato loro la libertà di “riempire gli spazi vuoti” e di trovare interpretazioni più primordiali.
Ma è Julia Roberts a fornire la chiave di volta, a svelare il “cuore segreto” di After the Hunt. Nonostante il contesto di accademia e le tematiche #MeToo, l’attrice ha rivelato che il film, in realtà, è profondamente intriso di amore e perdono. Questa rivelazione non è un’ipotesi, ma una verità che risuona attraverso una canzone che viene riprodotta ben sette volte nel corso della pellicola. “Credo che lui (Guadagnino) abbia sempre sentito che questa bellissima storia che Nora (Garrett, la sceneggiatrice) ci ha scritto fosse incentrata sull’amore e il perdono e sul tentativo di capire chi siamo veramente nel profondo di noi stessi e perché ci atteggiamo e facciamo le cose che facciamo”, ha spiegato la Roberts.
Questa prospettiva trasforma After the Hunt da un semplice thriller giudiziario o un dramma sociale in una meditazione sull’animo umano, sulla redenzione e sulla complessità delle relazioni. È un invito a guardare oltre la superficie, a cercare la comprensione anche dove predominano il giudizio e il conflitto. La sceneggiatrice Nora Garrett e Michael Stuhlbarg hanno entrambi espresso il desiderio che il pubblico porti le proprie opinioni e idee al film, accogliendo la diversità di interpretazioni come parte integrante dell’esperienza.
Così, mentre il pubblico è chiamato a decidere “cosa è successo davvero” in questo labirinto di verità e percezioni, l’illuminante interpretazione di Julia Roberts offre una lente attraverso cui osservare la storia. After the Hunt si rivela non solo un’opera che accende dibattiti necessari, ma anche un’esplorazione coraggiosa e commovente delle forze più elementari che plasmano la nostra umanità: l’amore, il perdono e l’eterna ricerca di sé. Un’opera che, come un’eco persistente, ci invita a riflettere su chi siamo e su come scegliamo di affrontare le inevitabili sfide della vita.