Immaginate una giovanissima Scarlett Johansson, appena undicenne, sul set di un film diretto e interpretato da una leggenda del cinema come Robert Redford. Un’esperienza che segnerà per sempre la sua carriera, non solo professionalmente, ma anche umanamente. È con profonda commozione che, dopo la scomparsa di Redford all’età di 89 anni, la Johansson ha condiviso con Rolling Stone un ricordo toccante del periodo trascorso sul set di L’uomo che sussurrava ai cavalli, il neo-western del 1998 che li vide lavorare fianco a fianco.
In questo film, Redford interpretava un addestratore di cavalli con un dono speciale, chiamato ad aiutare una giovane traumatizzata (Johansson) e il suo cavallo dopo un terribile incidente. Ma al di là della magia che si creava davanti alla macchina da presa, c’era un’altra magia, ancora più preziosa, che si svolgeva dietro le quinte. “Ogni giorno, prima di ogni scena,” racconta la Johansson, “Redford si prendeva il tempo di sedersi con me e guidarmi attraverso tutte le emozioni che avevano portato il mio personaggio fino a quel punto della storia.”
Un gesto di rara generosità, soprattutto considerando i ritmi frenetici di un set cinematografico. Eppure, ricorda l’attrice, “non importava quanto fosse piena la giornata, sentivo sempre che aveva tutto il tempo del mondo per il nostro lavoro”. Redford, con la sua presenza calma e rassicurante, creava un’atmosfera speciale, “un luogo prezioso dove gli attori potevano fare scoperte”. Pazienza, calore e gentilezza: queste le parole chiave che Scarlett Johansson usa per descrivere il suo mentore.
Robert Redford non le ha solo insegnato a recitare, le ha mostrato cosa poteva essere la recitazione. La sua generosità e la sua passione per l’arte hanno ispirato la giovane attrice a esplorare le infinite possibilità del mestiere. E quella stessa passione ha portato Redford a creare il Sundance Institute, un luogo di incontro e ispirazione per i cineasti di tutto il mondo, dove i talenti possono emergere e crescere.