C’è un filo luminoso che collega Castellammare di Stabia a una delle produzioni più spettacolari dell’universo Star Wars. Quel filo porta il nome di Paolo D’Arco, artista degli effetti visivi e fresco vincitore di un Emmy Award per il suo straordinario lavoro nella serie “Andor”, ideata da Tony Gilroy e prodotta da Lucasfilm.

Un talento partito dalla provincia di Napoli e approdato a Londra, che ha saputo trasformare passione e determinazione in una carriera internazionale da sogno.

Il viaggio di D’Arco nel mondo degli effetti visivi non è stato lineare, ma è stato ricco di scoperte e svolte decisive. “Sono arrivato agli effetti visivi un po’ per caso,” racconta all’Adnkronos. “Fin da piccolo ero affascinato dall’arte, ma non avevo un’idea precisa del mio futuro.” Dopo gli studi all’Istituto d’Arte di Sorrento e all’Accademia di Belle Arti di Napoli, è nei laboratori di Quartapittura e Nuove Tecnologie dell’Arte che nasce la scintilla per la computer grafica, alimentata da esperienze in grafica pubblicitaria e web design.

Il vero punto di svolta arriva con un master alla Big Rock di Treviso, dove scopre il compositing: “Mi trovai subito a mio agio nel creare lo shot finale con tutti gli elementi. Da lì decisi di approfondire.” Londra diventa la sua nuova casa, da quindici anni. Non è stato facile: tra un turno in un chiosco di falafel e un caffè a Watford, Paolo non ha mai smesso di inseguire il suo sogno, frequentando corsi serali agli Escape Studios e facendo il primo colloquio alla storica Peerless Camera Company.

Alla Peerless incontra Marc Hutchings, mentore e figura chiave nella sua crescita. Insieme fondano Midas VFX durante il lockdown, un piccolo team che diventa presto un laboratorio di innovazione, sperimentando con intelligenza artificiale e tecniche di de-aging. Quando Hutchings viene chiamato come supervisore degli effetti visivi per “Andor”, Paolo entra nel team: “Nella prima stagione ero Compositing Supervisor, nella seconda sono diventato In-house Visual Effects Supervisor. Abbiamo realizzato oltre 1.700 shots su 4.100 in poco più di un anno.”

Con un budget da 250 milioni di dollari, “Andor” si impone come una delle produzioni più ambiziose mai realizzate per lo streaming. E dietro ogni scena mozzafiato c’è il lavoro di una rete di collaborazioni eccellenti: ILM, Scanline, Hybrid, Soho, sotto la guida di giganti come TJ Falls e Mohen Leo. “Ogni dettaglio è stato curato con precisione maniacale. Questo ha reso il nostro lavoro in post-produzione più fluido, e il risultato è sotto gli occhi di tutti.”

“Andor” è il vertice di una carriera brillante, ma D’Arco non dimentica altri progetti che lo hanno segnato: “Forse ‘Chernobyl’ è quello su cui mi sono divertito di più come artista.” E ai giovani che sognano di seguirne le orme, offre un consiglio prezioso: “Divertitevi, sperimentate, siate curiosi. Questo è un settore in continua evoluzione: aggiornarsi è fondamentale.”

Quando ripensa alla magia del cinema, un titolo emerge con forza: “Jurassic Park”. “Avevo dieci anni quando lo vidi per la prima volta. Il mix di effetti pratici e digitali del film del ’93 è ancora oggi spettacolare. E lavorare all’ultimo capitolo della saga è stato un cerchio che si chiude.”

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