Certe canzoni non finiscono. Restano. Si intrecciano ai ricordi, alle città, ai cuori infranti e a quelli che battono ancora forte. E quando una storia ha dentro Napoli, la musica, l’amore e la fatica del riscatto, non può che diventare cinema.

Sta per arrivare “Solo se canti tu”, il film che racconterà gli inizi di Gigi D’Alessio, il ragazzo del quartiere, il pianista romantico diventato una voce generazionale. E a interpretarlo sarà Matteo Paolillo, uno che con Napoli nel cuore e nella voce ci è già cresciuto.

Un film che non è solo una biografia. È un ritorno alle origini, una lettera d’amore al passato e alle note suonate in salotto prima che arrivassero gli stadi.

La pellicola ci porta tra le vie affollate di una Napoli anni ’80 e ’90, nei matrimoni in cui la musica era ancora una promessa, nei pianoforti usati, negli studi di registrazione scrostati, nei sogni troppo grandi per restare chiusi in una stanza.

Matteo Paolillo — che il grande pubblico ha imparato a conoscere grazie alla sua intensità ruvida, al talento doppio di attore e cantautore — si trasforma qui in un Gigi giovane, ingenuo, affamato. Non è una maschera, non è un’imitazione. È una reinterpretazione poetica. Con occhi pieni di futuro e voce graffiata di speranza, Paolillo restituisce l’anima di un ragazzo che voleva soltanto cantare.

La regia, affidata a una mano esperta e sensibile, costruisce un racconto dove la musica non è solo colonna sonora: è ossigeno, battito, carne. Ogni scena è un passaggio, ogni nota un’eco. Il film si muove tra presente e passato, tra sogni e disincanti, tra chi Gigi era e chi sarebbe diventato. E lo fa senza retorica, ma con la verità dei sentimenti semplici.

Il titolo — “Solo se canti tu” — è più di una frase. È una richiesta, una condizione. È quella voce che dice: “Vai avanti, ma portami con te”. Come fanno le canzoni vere.

“Solo se canti tu” non sarà solo un film per chi ama Gigi D’Alessio. Sarà un film per chi ha avuto un sogno più grande delle proprie possibilità. Per chi ha lottato per essere ascoltato, compreso, visto.

E sarà, soprattutto, un omaggio a Napoli. Alla sua poesia nascosta nei vicoli, al suo orgoglio musicale, alla sua malinconia festosa.

Ci sono storie che si raccontano con le parole. Altre che si cantano. Questa, ora, sarà anche proiettata su uno schermo.

E forse, nel buio della sala, sentiremo tutti un po’ quella voce sussurrarci:

“Puoi farcela. Solo se canti tu.”

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical