C’è una luce diversa quando un padre si racconta attraverso lo sguardo del figlio. È la luce del cinema che diventa memoria, del palco che diventa confessione, della vita che si trasforma in racconto universale. Così, alla Mostra del Cinema di Venezia, debutta Nino. 18 giorni, il documentario che Toni D’Angelo dedica al padre Nino, icona della musica e del cinema popolare italiano.
Non era mai bastato un caschetto, un cliché, una Napoli ridotta a stereotipo.
«Il percorso di papà ha molte facce – spiega Toni –. Non volevo si raccontasse solo la camorra, gli anni ’80, la superficie. È una persona che viene dalla povertà, che si è fatto da solo. Meritava serietà e passione».
E così il film prende forma come un diario intimo, un viaggio in diciotto giorni durante la preparazione di un concerto evento che segna il ritorno di Nino sulle scene. Pubblico e privato si fondono: la voce del cantante che ha fatto sognare intere generazioni incontra il silenzio di un uomo che ha conosciuto la fatica, il pregiudizio, persino la depressione.
«Negli anni ’80 la gente vedeva solo il caschetto, non quello che facevo. È stata la montagna più grande da scalare. Ma proprio da lì ho trovato il coraggio di ricominciare».
Il racconto si fa cinema, ma anche ironia. Nino sorride ricordando la sua carriera sul grande schermo:
«Mi facevano sempre fare il ragazzino che si innamora. E quando serviva una scena in più per finire il film, mi facevano correre sulle spiagge. Forse sono io l’attore che ha corso di più al cinema». Un sorriso che non cancella la consapevolezza: «La musica resta la mia vita. Non ti puoi innamorare di due donne».
Il documentario non celebra soltanto un artista, ma un legame.
«Questo film mi ha fatto conoscere meglio mio figlio. Anche lui ha vissuto un pregiudizio, avendomi come padre».
Nino D’Angelo, che come autore delle musiche di Tano da morire ha vinto un David di Donatello e un Nastro d’argento, oggi guarda oltre i premi.
«Il riconoscimento più grande me lo ha dato la vita: un figlio che racconta la mia storia».
E Venezia, tra luci di proiettore e riflessi di mare, diventa il palcoscenico perfetto per questo incontro tra generazioni, musica e cinema, memoria e futuro.