In occasione del ventesimo anniversario torna al cinema uno dei capitoli più amati della saga fantasy per ragazzi tratta dai libri di J.K. Rowling: “Harry Potter e il calice di fuoco”. Prima di tornare nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Harry partecipa insieme ad Hermione e alla famiglia Weasley alla coppa del mondo di Quidditch. Dopo la fine della partita i mangiamorte, i seguaci del signore oscuro, aggrediscono gli spettatori e lanciano nel cielo il marchio nero, simbolo di Lord Voldermort.
Come se non bastasse Harry ha degli incubi ricorrenti dove un vecchio custode viene ucciso da Codaliscia,, l’oscuro signore e un terzo uomo di cui non conosce l’identità. Arrivati a scuola il golden trio viene a conoscenza che quello stesso anno si terrà il torneo Tremaghi, una competizione magica internazionale che vede sfidarsi tre giovani maghi di 17 anni, provenienti da scuole di magia differenti ospitate per l’occasione da Silente nel suo castello, in tre prove estremamente ostiche.
Il vincitore sarà ricoperto di gloria e potrà sollevare la prestigiosa coppa Tremaghi. Chi desidera partecipare potrà quindi mettere il proprio nome nel calice di fuoco e sperare di essere scelto.
Harry che ha solo quattordici anni e che non ha messo il suo nome nel calice verrà comunque designato come secondo campione della scuola di Hogwarts assieme a Cedric Diggory, venendo costretto ad affrontare sfide troppo pericolose per la sua età. Come se non bastasse si ritrova anche ad essere bullizzato e preso in giro dai suoi compagni che lo credono un bugiardo e un imbroglione.
La pellicola segna indubbiamente il punto di maturazione della saga grazie al ritorno effettivo dell’antagonista principale che getta una luce tetra e inquietante sul futuro della storia ma anche grazie ai primi drammi adolescenziali e relazionali, tipici di quell’età, che i personaggi si ritrovano ad affrontare.
Come ironizza la pellicola stessa Harry preferirebbe combattere con un drago piuttosto che invitare una ragazza al ballo, anche se forse la sfida più difficile al di fuori del torneo è il litigio con il suo migliore amico Ron che al contrario di Hermione non crede nella sua innocenza. Nonostante sia estremamente struggente vedere un legame così solido sgretolarsi in un batter d’occhio a causa di un’ingiustizia, il film approfondisce troppo poco il conflitto interiore di Ron, un ragazzo accecato da un’invidia che lo fa sentire sempre meno rispetto a tutti gli altri. Infatti all’interno del trio Harry è il ragazzo che è sopravvissuto, Hermione la brillante studentessa che ha sempre un asso nella manica e lui? Lui chi è? Lui è solo l’amico di Harry.
Questo conflitto interiore che in seguito vedremo perseguitare il personaggio anche all’interno del nucleo familiare lo scopriremo tuttavia solo nel penultimo capitolo della saga, rischiando quindi di far emergere Ron in questo film come un ragazzo invidioso per natura senza alcun tipo di complessità. Fortunatamente però sarà il grande legame di amicizia a prevalere e prima del chiarimento finale il giovane Weasley cercherà comunque di aiutare l’amico per vie traverse. Dall’altra parte abbiamo invece Hermione che nonostante sia attratta dal carisma del burbero Victor Krum, il rappresentante della scuola di Durmstrang nel torneo, è in realtà infatuata in maniera più profonda da Ron che a causa del suo orgoglio e forse anche dal senso di inferiorità che prova nei confronti di Krum, non trova il coraggio di invitarla la ballo.
Il lungometraggio riesce ad alternare efficacemente sequenze di alta tensione e spettacolo a momenti in cui quella stessa tensione narrativa viene rilasciata e si dipanano le relazioni tra i personaggi e le scene di vita quotidiana. Un esempio perfetto è il Ballo del Ceppo che dopo le fatiche affrontate da Harry durante la prima prova e la fiducia ritrovata da parte dei suoi compagni, ma soprattutto da Ron, mostra agli spettatori attraverso una sala grande adibita per l’evento il divertimento prima composto e poi scatenato di ragazzi che nonostante siano attorniati da forze oscure che minacciano la pace del castello e dell’intero mondo magico, si scatenano come gli adolescenti che sono, rendendo i personaggi più vivi e autentici.
“Harry Potter e il calice di fuoco” però è un film che tratta anche tematiche più serie e disturbanti come la morte e gli effetti che essa provoca intorno a se. Durante la prima lezione di difesa contro le arti oscure vengono infatti presentate le tre maledizioni senza perdono tra cui la più pericolosa ovvero “Avada Kedvra”, l’anatema che uccide istantaneamente. Sarà proprio quello stesso incantesimo ordinato da Voldemort sul finale a togliere la vita Cedric che nel tentativo di proteggere Harry si era interposto tra lui e il signore oscuro.
Una morte che fa sicuramente molto male soprattutto dopo aver visto la disperazione del padre nel vedere il corpo di suo figlio senza vita davanti alla folla acclamante del torneo. Un evento tragico ma anche funzionale allo spettatore per capire che da adesso in avanti le cose cambieranno, Voldemort è tornato e nessuno è più al sicuro. Una perdita che unisce tutti quanti nel dolore e nella sofferenza a dispetto di lingue e provenienze differenti, che abbatte qualsiasi tipo di competizione e che ci ricorda che i nostri cuori battono all’unisono. Molto più debole invece la rivelazione finale del professor Moody come Barty Crouch Jr.
Avendo mostrato chiaramente il volto dell’uomo più volte nell’incubo di Harry e alla finale della coppa del mondo di Quidditch si fa presto ad intuire soprattutto dopo aver visto il suo tic con la lingua nel pensatoio, che sia proprio lui a celarsi dietro l’identità di Alastor Moody grazie all’aiuto della pozione polisucco.
Nonostante il film sia uscito nel 2005, per l’appunto vent’anni fa, il comparto effetti visivi regge molto bene la prova del tempo regalandoci creature fantastiche come draghi e sirene che vanno ad arricchire ulteriormente il worldbuilding della saga. Menzione d’onore per la resurrezione del signore oscuro che rinasce come una creatura inizialmente efebica e scheletrica da un calderone in fiamme, estremamente tetra e disturbante.
La colonna sonora di Patrick Doyle nonostante non raggiunga gli iconici standard dettati da John Williams nei primi tre film riesce ad essere comunque impattante, creando melodie gravi ed epiche nelle scene più spettacolari visivamente ma anche cupe ed oscure nei momenti che hanno a che fare con il signore oscuro e il complotto che ha ordito ai danni di tutti i partecipanti e spettatori del torneo. “Harry Potter e il calice di fuoco” segna quindi un punto di svolta nella saga facendoci tornare nel magico mondo di Hogwarts ma con toni più adulti e drammatici rispetto ai precedenti capitoli e facendoci assaporare per la prima volta un futuro davvero preoccupante per il mondo magico.

Curiosità dal backstage:
Il film inizialmente doveva essere diviso in due parti dato che il materiale cartaceo da cui è stato trasposto è tra i più lunghi e densi della saga. Ad opporsi fu il regista Mike Newell che ritenne invece fattibile trasporre il libro in un solo lungometraggio tagliando le parti superflue.
Ralph Fiennes, l’interprete di Lord Voldemort, non volle cambiare digitalmente il colore dei suoi occhi da azzurro a rosso per aderire perfettamente alla controparte cartacea del personaggio. Sostenne infatti che solo attraverso il suo vero sguardo avrebbe potuto comunicare la pazzia e la malvagità del signore oscuro.
Durante le riprese della seconda prova venne costruito il più grande set acquatico della storia del cinema. La produzione ideò infatti un enorme vasca che conteneva ben 500 mila litri di acqua, nella quale Daniel Radcliffe (l’interprete di Harry) trascorse ben 40 ore per le riprese.
Durante le riprese dell’iconica scena in cui Hermione scende dalle scale con l’incantevole vestito rosa, l’interprete Emma Watson presa dall’agitazione inciampò e cadde per terra tra le risate generali dei lavoratori sul set.

Perché rivederlo dopo vent’anni?
Il film riesce a mescolare efficacemente la magia di Hogwarts con i temi cupi e drammatici che tratta.
L’alternanza narrativa di sequenze più cariche e tensive con momenti leggeri e coinvolgenti è ben dosata.
Nel 2025 resta ancora uno dei film fantasy per ragazzi più strutturati e con tematiche trattate che sono senza tempo, quindi attuali ancora oggi.