Inutile dire che la primissima apparizione di Lucas al Comic-Con è stata un evento molto atteso, anche se non sembrava intenzionato a parlare della sua carriera, dell’eredità di “Star Wars”, dei suoi pensieri sugli spin-off Disney, del suo classico “American Graffiti” o della produzione di “Indiana Jones”. Lucas ha invece presentato in anteprima il suo museo, a lungo in fase di sviluppo, il Lucas Museum of Narrative Art, che aprirà i battenti il prossimo anno, con un anno di ritardo rispetto al programma originale. Durante il panel, tenutosi il 27 luglio e moderato da Queen Latifah, Lucas ha definito il museo “un tempio dedicato all’arte del popolo”.


“Penso che sia più una questione di connessione, una connessione emotiva con l’opera, non quanto è costata o quale celebrità l’ha realizzata o altro”, ha detto Lucas durante il panel. È una cosa più personale, e non credo che sia qualcosa che qualcun altro possa dirti: “Questo è arte, questo no”. Non funziona così. Se hai un legame emotivo, allora è arte”.


Il museo, situato nell’Exposition Park di Los Angeles, sarà, secondo il suo sito web, “un campus di 11 acri con un ampio spazio verde” che ospiterà un edificio di 300.000 piedi quadrati con “ampie gallerie, due teatri all’avanguardia e spazi dedicati all’apprendimento e all’impegno, alla ristorazione, alla vendita al dettaglio e agli eventi”. Durante il panel, Lucas ha presentato diverse opere che faranno parte delle mostre inaugurali (tramite DiscussingFilm), tra cui disegni dal fumetto originale di “Iron Man”, uno schizzo a inchiostro di “Black Panther”, schizzi vintage dei “Peanuts”, il primo disegno del personaggio Flash Gordon del 1934, concept art per Indiana Jones, dipinti di Frida Kahlo e un caccia stellare Naboo a grandezza naturale, tra molti altri oggetti.


“Colleziono opere d’arte da quando ero al college e, dato che all’epoca ero quasi all’età della pietra, non potevo permettermi opere d’arte vere e proprie”, ha spiegato Lucas, affiancato dai colleghi narratori, il regista Guillermo del Toro e il designer cinematografico Doug Chiang. “Amo tutta l’arte, qualunque essa sia. Ma potevo permettermi i fumetti perché a quei tempi erano underground”.


Il museo avrà anche due teatri, una biblioteca, uno spazio per eventi e 33 gallerie, tra cui una dedicata alle prime forme di arte narrativa: gli dei mitologici greci, romani ed egizi.
La nuova impresa è il tipo di mossa audace che solo un vero originale come Lucas avrebbe potuto fare, mettendo in luce, come ha detto lui stesso, i narratori sconosciuti. Come ha spiegato: “Dalla mia esperienza nel cinema e in altri campi, ho capito che le opinioni degli altri non contano molto. L’unica cosa che conta davvero è quello che fai e quello che prov

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