Oggi ricorre l’anniversario della morte di Corey Monteith, il dolce Finn Hudson di Glee, scomparso a soli 31 anni nel 2013.
Era il cuore pulsante della serie, con il suo sorriso un po’ timido e la voce che sembrava sempre parlare anche per chi non veniva ascoltato.
Ma quella che per milioni di fan è stata una serie rivoluzionaria, un inno alla diversità e all’inclusione, negli anni si è trasformata anche in un simbolo di dolore.
Tra tragiche scomparse, scandali e incidenti, molti si chiedono se su Glee sia calata davvero una maledizione. Oppure se dietro quel palcoscenico di canzoni e glitter si nascondessero fragilità troppo reali per essere ignorate.
IL FENOMENO GLEE
Quando Glee debuttò nel 2009, fu subito chiaro che non sarebbe stata una serie qualunque.
Ambientata nella cittadina fittizia di Lima, Ohio, raccontava le vicende del Glee Club della William McKinley High School: un gruppo di studenti outsider che, tra incomprensioni e sogni da realizzare, trovava rifugio e identità nella musica.
Quello che sembrava solo un teen drama si rivelò un’inaspettata rivoluzione televisiva: Glee mescolava racconto seriale, temi sociali e numeri musicali in stile Broadway, con performance cantate e coreografate ad ogni episodio. Una formula inedita, quasi sperimentale per il panorama TV dell’epoca.
Lo show ha affrontato senza filtri argomenti come bullismo, disturbi alimentari, omofobia, disabilità, razzismo, depressione e identità di genere. Sempre con il coraggio di parlare ai giovani, anche nei momenti più scomodi.
Per il pubblico è stato un faro: chiunque si sia sentito “diverso” almeno una volta ha trovato in quei personaggi un piccolo riflesso di sé.
Per il cast, fu un trampolino verso la fama. Ma anche una pressione enorme, spesso ingestibile, specie per i più fragili.
COREY MONTEITH (1982–2013)
Corey Monteith non era solo Finn Hudson.
Era un ragazzo gentile, con un passato complicato alle spalle e un grande bisogno di riscatto.
Nato a Calgary, in Canada, Corey aveva iniziato a recitare dopo anni difficili segnati dall’abbandono scolastico, dalla dipendenza da sostanze e da una profonda insicurezza. Ma il successo arrivò all’improvviso, quando fu scelto per interpretare Finn in Glee: il quarterback che scopre di amare il canto più del football.
Con il suo sorriso dolce e un’umanità disarmante, divenne in breve uno dei personaggi più amati. In lui, milioni di spettatori ritrovavano un ragazzo normale, pieno di dubbi ma capace di amare profondamente.
Corey ha sempre parlato apertamente delle sue fragilità. Entrò in riabilitazione per la prima volta a 19 anni e poi ancora nel 2013, pochi mesi prima della sua morte. Lea Michele, sua collega e fidanzata, gli fu accanto in quel percorso.
Ma il 13 luglio 2013, Corey fu trovato morto in una stanza d’hotel a Vancouver. Aveva solo 31 anni. L’autopsia parlò di overdose accidentale da alcol e eroina.
La notizia spezzò il cuore di milioni di fan, lasciando un vuoto profondo nel cast e nella cultura pop.
Sul set, tutti lo ricordavano come una presenza gentile. Dietro le quinte, era “il fratello maggiore”, colui che incoraggiava gli altri anche quando lottava con i propri demoni.

DICHIARAZIONI DEL CAST DOPO LA MORTE DI COREY MONTEITH
Lea Michele (Rachel / fidanzata di Corey)
“Aveva un’anima bellissima. Amava rendere felici gli altri. Era gentile, sempre. E questo lo porterò con me per tutta la vita.”
Jane Lynch (Sue Sylvester)
“Era una luce. Sorrideva sempre, e il suo desiderio era far sorridere gli altri. Non si può dimenticare una persona così.”
Dianna Agron (Quinn)
“La sua bontà era reale. E la sua lotta era reale. Ha amato profondamente, anche se a volte si è sentito perso.”
LA PUNTATA IN MEMORIA DI COREY MONTEITH – “THE QUARTERBACK”
Dopo la morte di Corey Monteith, il cast e la produzione di Glee hanno deciso di rendere omaggio al suo personaggio, Finn Hudson, con un episodio speciale, intitolato “The Quarterback”.
In questa puntata, i membri del Glee Club si riuniscono per onorare la memoria di Finn, che nel mondo della serie è morto in modo simile a Corey. Un episodio emotivo e coraggioso, che non solo racconta il dolore della perdita, ma esplora anche come affrontare il vuoto lasciato da una persona che amavi.
Lea Michele, la sua fidanzata nella vita reale e co-protagonista nella serie, ha avuto un ruolo fondamentale in questo episodio. La sua performance in “Make You Feel My Love” di Bob Dylan è stata un momento commovente che ha catturato l’essenza del dolore di una persona che perde qualcuno di così speciale.
La puntata è stata un tributo non solo a Finn, ma anche a Corey stesso, un’occasione per il cast di dire addio al loro amico e collega, in un momento in cui le parole non erano più sufficienti.
E così, tra lacrime e canzoni, Glee ha trasformato il dolore in un atto di amore, cercando di mantenere vivo il ricordo di Corey attraverso la musica che tanto amava.
GLI ALTRI LUTTI NEL CAST DI GLEE
La tragica morte di Corey Monteith non è stata l’unica a colpire duramente il cast di Glee. Nel corso degli anni, la serie ha visto altre perdite inaspettate, creando un senso di vuoto che ha segnato non solo il pubblico, ma anche i colleghi di lavoro che lo avevano amato e conosciuto.
Mark Salling (Noah “Puck”), uno dei volti più amati dello show, fu trovato morto nel 2018 a causa di un suicidio. La sua morte arrivò dopo un periodo di accuse legali gravi relative a materiale pedopornografico, che avevano sconvolto profondamente i suoi fan e la sua famiglia. Il dolore della sua scomparsa fu ancora più grande, poiché nessuno si aspettava che quella tragedia potesse colpirlo in quel modo, a pochi anni dalla morte di Corey.
Naya Rivera (Santana), il cui personaggio era uno dei più potenti e iconici di Glee, morì nel luglio 2020 in un incidente in un lago della California. Naya aveva portato al successo il suo personaggio, diventato un simbolo di forza e resilienza, ma la sua morte fu altrettanto tragica. Nel tentativo di salvare il figlio, Naya scomparve, lasciando il mondo dello spettacolo e i fan con il cuore spezzato.
La sua morte fu ancora più devastante, considerando la vitalità e l’entusiasmo che Naya aveva sempre trasmesso. I suoi colleghi hanno condiviso il dolore di aver perso una compagna di lavoro e una cara amica, ma anche un’ispirazione per chiunque l’avesse vista in azione sul set.
Dopo la scomparsa di Corey, Mark e Naya, alcuni membri del cast si sono trovati a fare i conti con la propria vulnerabilità, ma anche con il desiderio di rendere omaggio a chi non c’era più, mantenendo vivo il ricordo di chi ha lasciato un’impronta profonda non solo nel cuore dei fan, ma anche nella loro vita personale.
LA MALEDIZIONE DI GLEE: REALTÀ O MITO?
Quando più di una tragedia colpisce lo stesso gruppo di persone, è facile parlare di “maledizione”. Fa parte del bisogno umano di trovare una spiegazione al dolore, di dare un nome all’assurdo.
Così, negli anni, si è diffusa l’idea della “maledizione di Glee”. Un’etichetta sinistra, quasi cinematografica, che racchiude lutti, scandali e perdite improvvise.
Ma forse è più onesto parlare di fragilità. Di quanto sia difficile restare in piedi quando si diventa famosi troppo in fretta, troppo giovani, sotto le luci spietate dello show business.
Gli attori di Glee non erano invincibili. Erano ragazzi con sogni enormi e paure altrettanto grandi. Alcuni sono crollati sotto il peso delle aspettative, altri hanno lottato fino alla fine.
La serie che parlava di diversità, di accoglienza e di seconde possibilità è diventata, suo malgrado, anche un simbolo di quanto sia necessario proteggere chi brilla troppo in fretta.
E forse la vera “maledizione” non è stata Glee, ma un sistema che spesso ti chiede di dare tutto… e non ti insegna a chiedere aiuto quando non ce la fai più.
Oggi, ricordare Corey Monteith non significa alimentare miti oscuri. Significa onorare la sua luce, la sua gentilezza, la sua lotta.
Significa ricordare che dietro ogni idolo c’è una persona. E che ogni persona merita amore, ascolto, protezione.
E se Glee ci ha insegnato qualcosa, è che anche chi è rotto può continuare a cantare.