C’è un’isola. Ci sono dei ragazzi. E c’è un’estate che non sarà mai più come prima.
We Were Liars, nuova serie Prime Video tratta dal romanzo di E. Lockhart, è una favola tinta di dramma, mistero e malinconia. Un thriller adolescenziale che sa essere ingannevole come le onde che accarezzano la costa della famiglia Sinclair, ricchi, belli, e fragili come vetro appena soffiato.
Al centro della storia c’è Cadence, erede di un impero che si sgretola, prigioniera di una memoria che vacilla. Ogni estate, la ragazza torna sull’isola privata di Beechwood, dove trascorre le vacanze con i “bugiardi”: i cugini Johnny e Mirren, e Gat, l’unico estraneo, l’unico che le faccia tremare il cuore. Ma qualcosa è andato storto due estati prima. E da allora, nulla è più come prima. La narrazione si muove su due binari temporali: il passato felice e il presente stonato, svelando lentamente una verità che ha il sapore del sale e del fumo.
La serie, affidata alla regia elegante e inquieta di Julie Plec e Carina Adly MacKenzie, gioca con le atmosfere: tra tramonti perfetti e silenzi disturbanti, costruisce una tensione sottile, che non esplode mai davvero, ma serpeggia come un dubbio nell’ombra. I colori pastello dell’infanzia cedono il passo al grigio lattiginoso dell’inganno. L’isola è un paradiso in decomposizione. E i suoi giovani abitanti non sono mai del tutto innocenti.
Tra le prove attoriali spicca quella di Mamie Gummer, intensa e trattenuta, mentre i quattro protagonisti giovani si muovono con grazia tra i vuoti di sceneggiatura. La serie a tratti inciampa in un’estetica troppo patinata, e qualche dialogo suona più costruito che naturale. Ma nei momenti migliori riesce a colpire: con uno sguardo, un sogno, una frase detta a metà.
Il cuore di We Were Liars è il ricordo. Di ciò che poteva essere, di ciò che è stato davvero. Il dolore di Cadence diventa il nostro, mentre la verità si rivela a poco a poco come una cicatrice sotto l’abbronzatura. Quando arriva, non urla. Fa male in silenzio.
Questa non è la solita serie per adolescenti. È una poesia crepata sul privilegio, sull’amore impossibile e sulla perdita.
E anche se la storia si dimentica facilmente, l’atmosfera resta addosso. Come l’odore dell’estate dopo un temporale.