I colpi di scena alla Spielberg e un alieno aggressivo e orientato agli affari sono tra gli elementi familiari dell’ultimo film dell’animatore di Inside Out, che racconta la storia di un ragazzo solitario che trova l’amicizia nello spazio.
C’è qualche dolce brivido in stile Spielberg retrò nel nuovo simpatico film d’animazione per famiglie della Pixar, ci sono anche alcuni tocchi di Douglas Adams e dei Toy Story di John Lasseter. La regia è firmata dai fedelissimi della Pixar Adrian Molina (co-regista e co-sceneggiatore di Coco) e Madeline Sharafian, al suo esordio, e la Pixar spera in un ritorno al successo che eguagli quello del recente campione d’incassi Inside Out 2.
Elio potrebbe davvero centrare l’obiettivo. Ha fascino, simpatia e quell’ingrediente potente: la solitudine e la vulnerabilità dell’infanzia. L’inizio è ambientato in una base militare dove un’ambiziosa giovane ufficiale ha rinviato o addirittura abbandonato il suo sogno di diventare astronauta per prendersi cura del nipote orfano. Ma una volta che il film lascia il pianeta Terra e il suo mondo emotivo riconoscibile e commovente per entrare nell’arena buffa e polifonica degli alieni, perde, secondo me, un po’ (anche se non tutto) del suo fascino. A volte c’è qualcosa di un po’ stereotipato, un po’ programmatico e… beh… quali due lettere dell’alfabeto lo riassumono?
Il film è ambientato ai giorni nostri, anche se i riferimenti alle “radio amatoriali” potrebbero confondervi un po’. Yonas Kibreab doppia Elio, un ragazzino con i capelli corti e arruffati, simile a Barry che apre la porta agli alieni in Incontri ravvicinati. È profondamente traumatizzato e depresso dalla morte dei suoi genitori e ora vive nella base con sua zia Olga, doppiata da Zoe Saldaña (nella versione Italiana dalla bravissima Alessandra Mastronardi), una giovane ufficiale intelligente e severa che ora è la sua tutrice legale. Lei è allo stremo delle forze, completamente persa su come comunicare con lui.
Una visita al museo di esplorazione spaziale cambia le cose. Elio è entusiasta della mostra dedicata alla sonda spaziale Voyager 1 della NASA, lanciata nel 1977 per inviare un messaggio di pace a qualsiasi forma di vita nello spazio. Così inizia a trasmettere accorate suppliche a qualsiasi forma di vita intergalattica affinché lo rapisca, perché nessuno lo ama qui sulla Terra. (Qui il film ha sicuramente perso un’occasione non utilizzando la versione dei Carpenters di Calling Occupants of Interplanetary Craft nella colonna sonora). A causa di una bizzarra serie di eventi, Elio viene scambiato per l’ambasciatore ufficiale della Terra da un’assemblea spaziale benigna in stile ONU chiamata Communiverse, che gli chiede di negoziare per loro conto con l’aggressivo alieno Lord Grigon (doppiato da Brad Garrett), che vuole conquistare tutto. Elio entra fatalmente in contatto con Glordon (Remy Edgerly), il tormentato e pacifico figlio di Grigon.
Ci sono molti dettagli interessanti. Prima di iniziare le trattative con il terrificante Lord Grigon, Elio ha studiato quella che si può definire l’arte della negoziazione e ricorda a se stesso: “Parti da una posizione di potere”. Chi può aver ispirato gli sceneggiatori Julia Cho, Mark Hammer e Mike Jones? E dato che il film era pronto nel 2023, è possibile che considerassero questa persona una figura innocua e divertente, adatta a un umorismo marginale e confinata nella pattumiera della storia?
Forse. La crisi cosmica continua, complicando il rapporto di Elio con Glordon – che porta a un incidente quasi mortale in stile Spielberg – e con sua zia. Gli sviluppi della trama fanno sì che, forse stranamente, Elio debba indossare una benda blu su un occhio per gran parte del film, un espediente che facilita la rivelazione della sua identità. Nel complesso, è un divertente intrattenimento estivo.