Era il 1985. Arrivavano i Goonies, e con loro una promessa: che l’infanzia, se condivisa con gli amici giusti, poteva diventare leggenda. Oggi, quarant’anni dopo, quel film è ancora la mappa del cuore per chi non ha mai smesso di cercare l’avventura.
C’era una volta un gruppo di ragazzini, biciclette sgangherate e un quartiere chiamato “le Goon Docks”, minacciato da un campo da golf che voleva cancellare ogni ricordo. E c’era una soffitta polverosa, una vecchia mappa, una leggenda di pirati e un sogno più grande della paura.
C’era — e c’è ancora — I Goonies.
Era il 7 giugno 1985, quando il film usciva negli Stati Uniti. In Italia arrivò qualche mese dopo, e da allora non ci ha più lasciati.
Chiunque abbia avuto dodici anni sa che i veri mostri non sono i pirati, ma i giorni che ci separano dall’essere grandi. Richard Donner, con la penna di Chris Columbus e l’immaginazione sconfinata di Steven Spielberg, firmò un film che sembrava scritto dal cuore stesso dell’infanzia: imperfetta, rumorosa, piena di cicatrici e meraviglie.
In un tempo senza cellulari e social, bastava una grotta, un’infiltrazione d’acqua e un galeone fantasma per vivere l’avventura della vita. E per noi, spettatori italiani cresciuti tra merendine e videocassette, I Goonies fu una specie di magia domestica. Registrato dalla TV, imparato a memoria, recitato con gli amici nei pomeriggi d’estate.
La forza dei Goonies non stava nei costumi o nei trabocchetti da film d’azione, ma nei personaggi. Ragazzini autentici, goffi e invincibili, che non avevano paura di piangere o ridere forte. Mikey, il sognatore. Mouth, la lingua tagliente. Data, l’inventore geniale. Chunk, l’anima del gruppo. Brand, il fratello maggiore. Stef e Andy, complici e complicate. E poi Sloth, il gigante dal volto segnato e dal cuore enorme, che gridava “Ehi tu guuuuuys!” come fosse un abbraccio a chiunque si sentisse diverso.
In Italia, le voci del doppiaggio — da Sandro Acerbo a Ilaria Stagni — contribuirono a rendere i Goonies ancora più nostri. Con quel linguaggio un po’ sboccato, un po’ tenero, che faceva sembrare tutto più vero.
Quarant’anni dopo, I Goonies non è invecchiato. Non perché sia perfetto, ma perché è sincero. Non ha paura di essere ingenuo, non si nasconde dietro l’ironia. È un film che parla di perdita, di coraggio, di amicizia. E soprattutto, di quella misteriosa alchimia che trasforma una giornata qualsiasi in un’avventura indimenticabile.
Lo hanno citato in mille film e serie (basti pensare a Stranger Things), lo hanno onorato con raduni, restauri, gadget, eppure nessun sequel è mai riuscito a farsi largo. Forse perché i Goonies non hanno bisogno di un seguito: sono già parte di noi. Ogni volta che ricordiamo la nostra infanzia, ogni volta che guardiamo negli occhi un vecchio amico e ci sentiamo di nuovo bambini.
Il successo in Italia
Un cult del passaparola, prima ancora di internet
In Italia, I Goonies divenne davvero famoso grazie alla TV. Dopo una discreta uscita cinematografica, fu la programmazione in prima serata su Canale 5 e le innumerevoli repliche sulle reti Mediaset a trasformarlo in mito. Le videocassette registrate in famiglia passarono di mano in mano come veri tesori.
Il doppiaggio italiano è ancora oggi ricordato con affetto: i dialoghi furono adattati con espressioni colorite, battute intraducibili rese con creatività, e un tono vivace che parlava davvero ai bambini italiani di quegli anni.
Curiosità dalla soffitta
- Il cast era davvero un gruppo di amici. Durante le riprese, i giovani attori dormivano insieme in hotel, giocavano tra una scena e l’altra e vivevano come una vera banda. Il legame che si percepisce sullo schermo era reale.
- Il galeone era vero. Il gigantesco galeone dei pirati fu costruito a grandezza naturale negli studi della Warner. Quando il cast lo vide per la prima volta, le reazioni furono genuine — tanto che Donner volle usare quelle riprese spontanee.
- Spielberg sul set. Sebbene fosse solo produttore esecutivo, Steven Spielberg era spesso presente durante le riprese e suggerì personalmente alcune delle trappole della mappa.
- Il sequel mancato. Si è parlato per anni di un seguito, ma tra cambi di sceneggiatura e attori cresciuti, non si è mai realizzato. Alcuni membri del cast, però, si sono riuniti nel 2020 per una lettura collettiva durante il lockdown, commuovendo il mondo.
Frasi leggendarie (che ci ricordano chi siamo stati)
- “I Goonies non dicono mai la parola morte.”
- “Ehi tu guuuuuys!”
- “Siete tutti pazzi, ma mi piacete!”
- “Questa è la nostra ora! Questo è il nostro momento!”
- “Sloth… ti voglio bene.”
- “Mai mettersi tra Chunk e una tavoletta di cioccolato!”
I Goonies non sono solo un film. Sono un luogo segreto dentro di noi. Una soffitta piena di ricordi, una mappa che ci porta dove siamo stati felici.
E oggi, quarant’anni dopo, forse è il momento giusto per rivederlo. Per scendere di nuovo in quella grotta. Per ricordarci che, se abbiamo amici veri accanto, possiamo affrontare qualunque mostro.
Anche il tempo.
