Le pagelle poetiche della finale di Basilea “Ci rivedremo dove la voce incontra la luce”

INTRODUZIONE
C’è qualcosa di antico e futurista insieme nell’Eurovision.
Un circo visionario fatto di luci, battiti e bandiere che sventolano come promesse.
Ogni anno, su quel palco, si intrecciano sogni di gloria e verità in musica.
E ogni anno, tra chi osa e chi commuove, chi sbaglia e chi incanta, si consuma lo spettacolo più fragile e sfacciato d’Europa.
Basilea ha ospitato la 69ª edizione come fosse un concerto d’addio e una prima volta insieme.
Queste non sono solo pagelle: sono i ritratti di chi ha provato a raccontare il mondo in tre minuti.

AUSTRIA – JJ – Wasted Love

Voto: 9+
Il fantasma dell’amore perso diventa carne sul palco.
Voce da tempesta, scenografia che sa di Berlino anni ’90 e occhi che sembrano chiedere perdono.
JJ non ha vinto solo l’Eurovision. Ha vinto chi ha amato troppo e male.
E ci ha fatto ballare mentre piangevamo.

ITALIA – Lucio Corsi – Volevo essere un duro

Voto: 8
Un ragazzo con i capelli da favola e la voce da diario segreto.
Lucio canta l’Italia dei piccoli eroi quotidiani, quella che vorrebbe essere spavalda ma poi si emoziona per una poesia.
Ha portato una ballata fragile, ironica, vera.
E ci ha ricordato che la bellezza sta nel non diventare mai davvero “duri”.

SAN MARINO – Gabry Ponte – Tutta l’Italia

Voto: 6+
Un beat che richiama le notti in spiaggia e gli anni in cui tutto sembrava possibile.
Gabry Ponte scommette su nostalgia e patriottismo, con un brano che è più coriandolo che fuoco.
Eppure, nella sua energia infantile, qualcosa resta.
Come un tormentone che ti sorprendi a canticchiare anche se non volevi.

ESTONIA – Tommy Cash – Espresso Macchiato

Voto: 8.5
Surreale, spigoloso, irresistibile.
Tommy porta sul palco un’installazione vivente e un brano che suona come una sfilata di Moschino a mezzanotte.
Ride di tutto, anche di sé.
E in quella risata ci trovi un briciolo di verità che ti resta addosso.

ISRAELE – Yuval Raphael – New Day Will Rise

Voto: 7.5
Luce tra le crepe, voce che sanguina.
Yuval canta la speranza con la forza di chi ha camminato dentro la polvere.
Performance intensa, coraggiosa, con una protesta silenziosa tra le note.
Secondo posto, ma prima tra le emozioni.

SVEZIA – KAJ – Bara bada bastu

Voto: 7.5
Una sauna di synth, folklore e ironia.
Il trio svedese gioca con il kitsch ma lo nobilita, creando un pastello elettronico che si ascolta col sorriso.
Come un film di Wes Anderson tradotto in musica.

FRANCIA – Louane – Maman

Voto: 6.5
Una dedica tenera, quasi sussurrata.
Louane sceglie la semplicità, ma la semplicità è una corda tesa.
Tocca ma non graffia. Commuove ma non incendia.
Una carezza dolce, ma forse troppo leggera per il ring dell’Eurovision.

GRECIA – Klavdia Papadopoulou – Asteromáta

Voto: 7
Un canto tra le stelle, con echi bizantini e malinconie mediterranee.
Klavdia canta come chi non ha bisogno di alzare la voce per farsi ascoltare.
Una danza lenta dentro un cielo blu profondo.

ALBANIA – Shkodra Elektronike – Zjerm

Voto: 6.5
Fuoco rituale e drum machine.
Un’esibizione che sa di terra e tecnologia, di passato e glitch.
Forse non tutto torna, ma il coraggio sì.
E il coraggio, in questo gioco, vale sempre mezzo punto in più.

UCRAINA – Ziferblat – Bird of Pray

Voto: 6
Un titolo che è un gioco di parole, una canzone che è un grido trattenuto.
Ziferblat porta un minimalismo scuro, intimo, che chiede ascolto.
Ma nel caos luminoso dell’Eurovision, non sempre chi bisbiglia viene capito.

SVIZZERA – Zoë Më – Voyage

Voto: 6
Una melodia elegante, ma con il freno a mano tirato.
Zoë canta come chi ha studiato, ma non osa il salto.
Bella, delicata, precisa.
Ma alla fine, un viaggio senza imprevisti non si ricorda.

CLASSIFICA POETICA FINALE – TOP 10
1. Austria – JJ – Wasted Love – il trionfo della techno con l’anima
2. Israele – Yuval Raphael – New Day Will Rise – la speranza che brucia in silenzio
3. Estonia – Tommy Cash – Espresso Macchiato – teatro e caffè espresso
4. Svezia – KAJ – Bara bada bastu – l’allegria geniale della leggerezza
5. Italia – Lucio Corsi – Volevo essere un duro – poesia tra i fiori e le spine
6. Grecia – Klavdia Papadopoulou – Asteromáta – un sogno cantato in punta di voce
7. Francia – Louane – Maman – una ballata come un diario
8. Albania – Shkodra Elektronike – Zjerm – il folklore che osa la corrente
9. Ucraina – Ziferblat – Bird of Pray – l’eleganza del dolore sussurrato
10. Svizzera – Zoë Më – Voyage – viaggio bello ma troppo sicuro

CONCLUSIONE
L’Eurovision finisce sempre così: con il cuore un po’ più pieno e le orecchie ancora stordite.
Tra un vincitore e mille emozioni sospese, resta la sensazione che la musica, quando è vera, non si classifichi.
Ci porteremo dietro il battito lento di una ballata francese, il fuoco elettronico d’Albania, il coraggio teatrale dell’Estonia.
E tra le pieghe di tutto questo, anche un’Italia che ha scelto di non urlare, ma di raccontare.
Arrivederci Eurovision, arrivederci sogno:
ci rivedremo dove la voce incontra la luce.

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Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical

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