Caro George,
oggi è il 4 maggio, e da ogni angolo della galassia arrivano voci che s’intrecciano. Alcune vengono da vecchi VHS consumati, altre da cinema gremiti di nuovi fan, altre ancora da chi — semplicemente — custodisce Star Wars nel cuore.
Siamo in tanti, George. E oggi vogliamo dirti grazie.
Grazie per aver acceso una stella nel nostro immaginario.
Per aver creato una galassia così lontana, eppure così familiare.
Per averci regalato personaggi che sembrano miti, ma che parlano delle nostre paure, delle nostre scelte, del nostro coraggio.
Abbiamo seguito Luke nel suo viaggio da ragazzo di provincia a cavaliere della speranza. Abbiamo amato la forza e la dolcezza di Leia. Abbiamo visto Anakin cadere e ci siamo domandati se, anche noi, avremmo fatto lo stesso.
Abbiamo ascoltato le parole di Yoda come fossero antichi mantra: “Fare o non fare. Non c’è provare.”
E ogni volta che la vita ci ha spinto verso il lato oscuro, abbiamo cercato la Forza dentro di noi.
Hai creato un linguaggio comune, fatto di spade laser e astronavi, ma anche di silenzi profondi e di battaglie interiori.
Hai mescolato il mito e il cinema, la fiaba e la tragedia, l’epica e il sogno.
Hai fatto sì che ci sentissimo tutti parte di qualcosa. Ribelli, Jedi, cacciatori di taglie, droidi: nessuno escluso.
Questa lettera, George, non è nostalgia.
È riconoscenza.
Per averci fatto credere che anche noi possiamo scegliere di lottare, di credere, di non arrenderci.
Per averci dato un universo dove ogni scelta conta, ogni legame ha peso, ogni addio è un insegnamento.
Non importa quanti anni abbiamo, quante volte abbiamo rivisto quella scena sul pianeta sabbioso o su quello di lava: quando sentiamo il tema di John Williams, ci si stringe il petto.
Perché quella è casa.
E tu, George, ce l’hai donata.
Che la Forza sia con te.
E con tutti noi. Sempre
Tutti quelli che hanno sognato almeno una volta guardando le stelle.